Ogni volta che varco il cancello dalle punte dorate del Jardin des Plantes e scorgo dietro la statua di Lamarck il bianco splendente della Grande Galerie de l’Évolution, il pensiero corre ad Adèle Blanc-Sec, stravagante personaggio nato dalla matita di Jacques Tardi.
Adèle è una giovane scrittrice, che vive nella Parigi di inizio novecento. Libera da legami, anticonformista, se necessario è pronta a venire alle mani e di tanto in tanto non disdegna un bicchierino per tirarsi un po’ su.
Intelligentissima, ha solo un piccolo difetto: attira i guai come il miele attira Winnie de Pooh. Per questo la polizia la tiene sotto stretta sorveglianza.

Adèle al Jardin des Plantes
Il Jardin des Plantes è lo scenario della sua prima avventura. Nella Galerie de Paléonthologie et d’anatomie comparée, il 4 novembre 1911 un uovo preistorico vecchio di 136 milioni di anni improvvisamente si schiude, liberando uno pterodattilo affamato, che seminerà il terrore per Parigi.

Può sembrare una storia singolare, ma vi basterà calpestare la sabbia sottile del grandi viali per capire che cosa ha ispirato Tardi.
Entro il perimetro del Jardin des Plantes troverete abbondanza di vegetazione lussureggiante, come in una foresta, alberi molto antichi e animali esotici, che solleticano la fantasia.
E nel silenzio irreale che avvolge il giardino per buona parte della giornata, è facile immaginare eleganti signore con grandi cappelli piumati, tate compunte che spingono carrozzine dalle ruote giganti e bambini in calzoni corti, che corrono dietro a un cerchio.
Pterodattili e misteri
Passeggiare lungo il viale centrale, fiancheggiato da aiuole profumatissime, che abili giardinieri mantengono al passo con le stagioni, è un po’ isolarsi dal mondo e immergersi nella natura, lasciandosi la città alle spalle, qualunque sia l’epoca in cui viviamo.
E quando i pensieri tacciono per un po’, la fantasia galoppa.
Per seguire il mio ragionamento, però, entrate nella galleria di paleontologia: qui davvero si ha l’impressione che niente sia cambiato da quando lo pterodattilo era ancora un uovo in una vetrina.

Sarà l’effetto dei fossili e della grande quantità di ossa esposte o dell’arredo vintage. Uno scenario perfetto per delitti dai risvolti misteriosi, magari con un pizzico di magia oscura.
(Clic qui per una visita virtuale altezza bambino).
Camminare nel verde
Avanzando lungo l’ampio viale centrale, noterete sulla desta delle grandi serre Art Déco che, oltre a cullarci nella sensazione di essere coevi di Adèle Blanc-Sec, racchiudono al loro interno preziose piante esotiche.
Entrate, sono bellissime. In quella dedicata alla foresta tropicale, vi sembrerà di vedere Tarzan volare di liana in liana.

Se preferite ambienti meno avventurosi, vi suggerisco il giardino alpino, con piante provenienti dalle montagne del mondo intero.
Oppure il roseto, specie se vi trovate a gironzolare da queste parti in primavera: centosettanta varietà di rose europee delizieranno la vostra passeggiata con i loro inebrianti profumi.
Ora siete stonati a sufficienza per potervi perdere nel labirinto. Qui lo chiamano così, ma in realtà è un semplice percorso a spirale bordato di siepi, che conduce alla Gloriette di Buffon, una graziosa edicola in ferro e bronzo, che si erge sbarazzina in cima a una montagnola, da cui si gode una bella vista dei dintorni.

Non solo un orto botanico
Dal 1793, il conte di Buffon fu intendente di quello che allora si chiamava Jardin du Roy.
Buffon era un naturalista, matematico, biologo e un mucchio di altre cose. Credeva molto nelle potenzialità del Jardin tanto che, per ampliarne la superfice e creare un importante centro di ricerca, anticipò i soldi di tasca propria.
Il Jardin des Plantes, oltre ad essere l’orto botanico più grande di Francia, è anche la sede principale del museo di Storia naturale, con le sue quattro gallerie: mineralogia, entomologia, paleontologia e la Grande Galerie de l’Évolution, dedicata all’evoluzione della vita sulla Terra.
Da non perdere, soprattutto se viaggiate con i bambini.
E di sicuro ai vostri bambini piacerà anche la Ménagerie, lo zoo creato nel lontano 1793 per ospitare gli animali della Ménagerie royale de Versailles, dismessa assieme ai suoi regali proprietari al tempo della Rivoluzione.

Durante la vostra escursione, vi imbatterete in alberi storici, il più vecchio dei quali, una Robinia, ha sulle spalle ben cinquecento anni. Per darvi un’idea, considerate che questo illustre vecchio è nato prima del re Sole.
Il mio preferito tra gli alberi antichi è il Ginkgo Biloba, che risale al 1811: un giovanotto, se confrontato con la Robinia.
La vita al Jardin des Plantes
Come avrete capito, adoro il Jardin des Plantes, è uno dei miei “rifugi” preferiti. Ci vengo a leggere, a scrivere, a fare foto o semplicemente a osservare la vita che scorre.
In estate, quando fa caldo e non piove da un po’, i giardinieri posizionano gli irrigatori ai lati dei viali, per bagnare la sottile sabbia chiara, che il vento solleva in turbini polverosi. I bambini fanno la fila per farsi innaffiare. Girano attorno all’irrigatore, seguendo il getto d’acqua, felici e completamente bagnati.

Gli adulti vengono in pausa pranzo o per fare jogging. Girano in tondo lungo il perimetro del giardino e passano davanti alla mia panchina un sacco di volte, sempre più stanchi e sudati.
Quando le scuole sono chiuse, si vedono file ordinate di parigini in miniatura, che si tengono per mano due a due. Seguono diligenti gli animatori della scuola estiva, che li accompagnano volentieri in questa specie di luna park della natura, dove le occasioni di divertimento sono infinite.
Stagione dopo stagione
Qui si viene anche perché, dopo la passeggiata, si può fare una sosta alla Sala da tè della Moschea (clic qui per l’articolo), dall’altro lato della strada.
Il tè alla menta è proprio quello magrebino, preparato con i coni di zucchero e le grandi foglie di menta spicata, come si usa in Marocco.

Ma soprattutto mi piace venire qui perché vivere in città a volte rende difficile percepire il cambio delle stagioni. Métro, boulot, dodo, dicono i francesi, metropolitana, lavoro, nanna. La vita a Parigi può davvero essere frenetica.
E capita così che, all’improvviso, ci si ritrovi catapultati in una nuova stagione, senza aver colto i piccoli segnali con cui la natura ci accompagna nel passaggio.
Al Jardin des plantes, invece, questi segnali si possono vedere, si possono annusare e anche ascoltare, basta semplicemente sedersi su di una panchina.
