È una vita tra realtà e leggenda quella di Eugène François Vidocq, uno dei poliziotti più celebri di Parigi.
Una vita talmente intensa, così ricca di colpi di scena, da aver ispirato due grandi scrittori, Victor Hugo e Honoré de Balzac.
Ne I miserabili, Hugo lo prese a modello per Jean Valjean, un ex galeotto dalla personalità complessa.
Valjean aveva questo di particolare: che, cioè, si sarebbe potuto dire portasse due bisacce, nell’una delle quali teneva i pensieri di un santo, nell’altra celava i temibili istinti di un forzato. Secondo l’occasione, egli frugava nell’una o nell’altra
I Miserabili, Victor Hugo
Honoré de Balzac modellò su di lui il personaggio di Vautrin, figura cardine de La Comédie Humaine.
Un galeotto evaso che si nasconde dietro diversi pseudonimi, uno dei quali è Trompe-la-mort, inganna morte, che calza perfettamente con Vidocq l’avventuriero.

par Marie-Gabrielle Coignet
Non si contano poi i romanzi, i film, le serie tv e i fumetti che ne hanno raccontato la vita. C’era un Vidocq persino in Assassin creed Unity, il videogioco.
Vidocq alla Galerie Vivienne
La Parigi in cui si muoveva Vidocq era molto diversa da quella che conosciamo oggi. Strade strette e maleodoranti, ingombre di carri e carrozze di giorno, buie e deserte la notte.
Ma c’è un angolo di città che non è molto cambiato da allora, la Galerie Vivienne, dove Vidocq, a partire dal 1840, ha abitato in un appartamento al numero 13.
Un cancello di ferro separa l’ingresso del condominio dagli eleganti corridoi della galleria e una tortuosa scala di legno e ferro conduce agli appartamenti. È molto bella, anche se porta i segni del tempo, piena di fascino.

Secondo la leggenda, esiste un passaggio segreto che dalla Galerie Vivienne conduce al vicino Palais Royal. Vidocq se ne serviva quando era in pericolo.
Memorie di Vidocq
,Credo che non ci sia luogo migliore della libreria Jousseaume, nella Galerie Vivienne, per cercare qualche informazione su Vidocq.
Sarebbe perfetto il suo libro, Memoires de Vidocq, chef de la police de sûreté jusqu’en 1827, magari in un’edizione un po’ datata (le edizioni moderne si trovano facilmente, anche on-line).

Quattro volumi in cui si difende dalle accuse dei suoi detrattori, condanna le iniquità del suo tempo e racconta con una certa malizia il mondo della malavita, che conosceva molto bene.
Eugène François prima di diventare Vidocq
Vidocq era figlio di un fornaio di Arras, dove nacque nel 1775. Pare che fin da piccolo fosse un tipo molto turbolento, un attaccabrighe, amante della scherma e dei duelli, e non disdegnava qualche furtarello per incrementare le finanze.
Verso i sedici anni ne combinò una davvero grossa: rubò nel negozio di famiglia. Cacciato di casa, se ne andò a Ostenda. Sognava di imbarcarsi per le Americhe. Purtroppo fu derubato a sua volta: niente soldi, niente nave.
Si arrangiò con dei lavoretti, seguì per un po’ una compagnia di giostrai, ma capì presto che questo genere di vita non faceva per lui.
Si arruolò, allora, nell’esercito rivoluzionario. Combatté a Valmy, ma si stancò anche dell’ambiente militare e disertò.
Cominciò allora una proficua carriera di truffatore tra Parigi e il nord della Francia, finché un giorno fu arrestato per falsificazione di documenti e condannato a otto anni di bagno penale. Era il 1796, Vidocq aveva solo 21 anni.

La storia potrebbe concludersi qui, se non fosse per l’energia straordinaria di quest’uomo, che non si rassegnò al suo destino.
Tentò più volte la fuga e anche se fu sempre riacciuffato, negli ambienti malavitosi si conquistò fama e rispetto. Nel 1800, finalmente, riuscì a fuggire: aveva venticinque anni.
Così giovane, aveva già vissuto una vita intera: ladro, giostraio, disertore, falsario, galeotto, evaso… Ma il meglio doveva ancora venire.
Da informatore della polizia a poliziotto
Vidocq andò a Parigi e si propose alla polizia come informatore. Svolse molto bene il suo lavoro, tant’è che il prefetto di polizia lo mise ufficiosamente alla testa di una “brigata di sicurezza” composta da ex delinquenti che avevano il compito di infiltrarsi tra i malavitosi.
Il suo incarico divenne ufficiale solo nel 1819, quando fu graziato. Non tutti, però, vedevano di buon occhio questo ispettore così “speciale” e per due volte fu costretto dai superiori a dare le dimissioni.
Aprì una cartiera a Saint-Mandé e inventò un tipo di carta infalsificabile, sfruttando le conoscenze acquisite durante l’attività di falsario.
Nel 1828 pubblicò le sue Memorie, che ebbero un grande successo, ma la cartiera fallì, costringendolo a riprendere per qualche mese il suo posto di ispettore, finché fondò un’agenzia investigativa privata, la prima al mondo.
Non si occupava di pedinare mariti infedeli o mogli cleptomani, a quanto pare, ma di questioni legate al commercio. La lista dei suoi nemici si allungò a dismisura.

Morì di colera nel 1857, a ottantuno anni, dopo una vita spericolata al di là di ogni immaginazione.
Un uomo tenace
È impossibile non pensare a Vidocq mentre passeggio nella Galerie Vivienne, calpestando i piccoli tasselli di mosaico su cui camminava lui un tempo.
Anche se la sua non è certo la storia con la “s” maiuscola, quella che ha deciso le sorti delle nazioni e cambiato il mondo, è di sicuro una storia straordinaria. La storia di un uomo qualunque, che ha lottato con le unghie e con i denti per cambiare un destino già scritto.
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Sono sempre stato affascinato dalle sue avventure
La sua storia ha dell’incredibile, un personaggio misterioso, sempre in bilico tra lecito e illecito.
Grazie Marco.