In un articolo di qualche tempo fa, vi avevo raccontato degli strani mestieri che si praticavano a Parigi durante l’Ancien Régime (per di qua, se vi va di rileggerlo), curiosi modi di guadagnarsi da vivere che rispondevano ingegnosamente ai bisogni dell’epoca. Con la trasformazione della società e i sostanziali cambiamenti politici, anche le esigenze quotidiane subirono un’evoluzione.

Ecco quindi che nella Parigi rivoluzionaria, pur restando in voga mestieri come quello del marchand de coco, che girava per le strade della città con il suo serbatoio di acqua al limone aromatizzata alla liquirizia e i bicchierini di metallo che tintinnavano alla cintura, i venditori di servizi cambiarono decisamente il loro genere di prestazioni.
In un periodo in cui il dibattito era all’ordine del giorno, era fondamentale assicurarsi i servigi di un applaudisseur à gage, ovvero un “applauditore”, diciamo, professionista, che l’oratore di turno ingaggiava affinché reagisse con entusiasmo al suo discorso, trascinando il plauso di altri inconsapevoli uditori.

Altra figura professionale molto richiesta era quella dello spadassinicide: il suo compito era sfidare a duello chiunque chiedesse ragione del suo discorso a un oratore che, ahimè, aveva più dimestichezza con le parole che con la spada, sostituendosi al suo datore di lavoro in singolar tenzone. Mestiere alquanto rischioso, ma indiscutibilmente ben pagato.

L’inspecteur de la salle, invece, aveva il difficile compito di calmare gli agitatori (altro mestiere ampiamente praticato a Parigi), introdotti a bella posta tra il pubblico per disturbare l’appassionato arringatore di folle. E a volte per calmare i facinorosi, il nostro ispettore doveva ricorrere alle maniere forti.
Lo Stato stesso, poi, introdusse nuove figure professionali, rese indispensabili dai mutamenti prodotti dalla caduta della monarchia. E se alcuni di questi mestieri erano limpidi e onesti, altri invece, come vedremo, trovarono il loro fondamento nel Terrore e nel clima di sospetto che si venne a creare.
Con l’adozione del sistema metrico, divenne necessario avvalersi dell’opera dell’ agente dei pesi e delle misure, che verificava il rispetto delle nuove unità e preveniva gli errori fatti più o meno in buona fede.
Altro nuovo mestiere era quello dell’huissier. E cosa c’è di strano in un usciere? La bizzarria sta nel fatto che questo ufficiale al servizio degli eletti vestiva alla maniera antica, in calzamaglia e culotte attillata, con un berretto piumato: un look decisamente controrivoluzionario in piena Rivoluzione.
La necessità di redigere i verbali delle lunghe sedute parlamentari è all’origine della creazione del logographe, che inizialmente, prima di divenire un impiegato dello Stato, lavorava per una società privata. Durante il suo processo Louis XVI, che sedeva nella loggia del logografo, aveva simpatizzato con questi sconosciuti scribacchini, che furono sospettati, manco a dirlo, di essere filomonarchici.
Il sinistro porteur d’ordres, alle dipendenze del Comitato di pubblica sicurezza, si occupava di trasmettere gli ordini d’arresto, il più delle volte di natura assolutamente arbitraria, e che costituivano già di per sé una condanna alla ghigliottina.
Questi signori avevano il potere non solo di arrestare i sospetti, ma anche di perquisire le loro abitazioni in cerca di prove di colpevolezza e la cosa presentava indubbi vantaggi se l’accusato era un ricco nobile. Molti degli averi del povero malcapitato finivano nelle tasche dei porteurs, che si arricchirono indebitamente a spese di coloro che prendevano di mira.

I peggiori soggetti, però, erano i cosiddetti tape-dur, che si potrebbe tradurre i picchia forte. Così venivano chiamati gli sbirri del cittadino Maillard: cacciato dall’esercito per cattiva condotta, Maillard fu tra gli eroi della Bastiglia nel 1789 e si vantava di averne arrestato il governatore, Monsieur de Launay.
Durante i massacri del settembre 1792, pensò bene di fare piazza pulita dei realisti nelle prigioni di stato, risparmiando molto lavoro a magistrati e boia. In seguito fu a capo di una polizia segreta alle dirette dipendenze del ministro degli esteri.
Col pretesto di controllare gli stranieri presenti nella capitale, questa milizia patriottica procedeva ad arresti illegittimi e terrorizzava i parigini agiati indagando su di loro, salvo poi chiedere una contropartita in danaro per lasciar cadere ogni sospetto. Ai tempi questa pratica veniva definita “battere moneta della ghigliottina”, il mestiere più lucrativo tra il 1792 e il 1794.

Ma la figura professionale più richiesta ai tempi della Rivoluzione era quella del boia, come potete facilmente immaginare. La Convenzione decise di dotare ogni dipartimento francese di una ghigliottina e perciò indisse un concorso per l’assunzione di nuovi boia che le facessero funzionare a pieno ritmo.
A Parigi il boia ufficiale era il famoso Samson, in carica fin dall’Ancien Régime, lo stesso che azionò la macchina infernale sul collo del povero Louis XVI e passato alla storia per aver pronunciato (chissà se è vero…) la celebre frase Così si compie la vendetta di Jacques de Molay, sollevando la testa del suo ex datore di lavoro (qui potete trovare l’articolo sulla maledizione di Jacques de Molay).

Per nostra fortuna i tempi sono di nuovo cambiati e la maggior parte di questi mestieri è scomparsa o si è trasformata. Di uscieri ce ne sono ancora, ma non vestono più calzamaglia e culotte (buon per loro) e gli applauditori professionisti… beh, adesso vanno in televisione. Sugli agitatori, invece, la mano sul fuoco non ce la metterei: se pure in modi diversi, hanno trovato il modo di lavorare anche ai giorni nostri.