Anche quest’anno a Parigi il caldo estivo è particolarmente intenso, tanto che non è difficile incontrare impudenti imitatori di Anita Ekberg a bagno nelle fontane. Niente a che vedere con la celebre scena de “La dolce vita”, ovviamente. Mancano le seducenti atmosfere felliniane, il fascino del bianco e nero e la procace bellezza di Anita, per non parlare dello charme raffinato di Macello Mastroianni in abito da sera, a tutt’oggi ineguagliato, almeno per quanto mi riguarda.
Lo spettacolo offerto da turisti e parigini a mollo è certamente meno suggestivo, ma crea un’atmosfera allegra, da parco giochi, e trasforma la città rovente in una specie di Disneyland acquatica. A patto di non esagerare, però. I gendarmi, che fingono di non vedere, sono sempre pronti a intervenire. E le multe sono salate.
Caldo e acqua, un binomio inscindibile. E questo mi fa pensare che il livello di civiltà della Ville lumière passa anche per le sue fontane. Non solo le grandi, dove tentare l’imitazione della Ekberg- che grida con voce sensuale Marcello, come here! Hurry up!– ma anche le fontane che distribuiscono gratuitamente a chi cammina sotto il sole cocente un’ottima acqua potabile, in alcuni casi persino frizzante (la smania di grandeur è insita nel DNA dei francesi, che volete farci).
E se vi parlo di Parigi e di fontane à boire, a voi cosa viene in mente? Vi do un indizio.
Verdi, in ghisa, abbastanza alte da essere viste da lontano, ma non troppo da spezzare l’armonia del paesaggio circostante, con quattro graziose cariatidi che sostengono una cupola ornata di una punta, decorata da delfini. Eh sì, avete indovinato. Sono proprio loro, le fontane Wallace, una delle più famose icone parigine.

Queste star della distribuzione idrica, opera dello scultore Charles-Auguste Lebourg, portano il nome di colui che le donò alla città all’indomani della guerra del 1870, Sir Richard Wallace, baronetto inglese erede di un ingente patrimonio, che passò buona parte della sua vita allo Château de Bagatelle (sul quale potete leggere un articolo cliccando qui).
Parigi aveva conosciuto tempi duri durante il conflitto franco-prussiano: la caduta di Napoleone III, la proclamazione della Repubblica, i moti insurrezionali della Commune de Paris, per non parlare dell’assedio, che l’aveva ridotta alla fame, e dei bombardamenti, che l’avevano terribilmente sfigurata.

Urgeva una ricostruzione rapida che facesse scorrere di nuovo nelle vene dei parigini il desiderio per la vita. In meno di dieci anni il volto della città mutò: si costruirono nuovi edifici, tra cui il Sacro Cuore, e nuovi boulevard videro la luce. Lo spirito filantropico permeava i cuori dei più ricchi, che finanziavano opere di carità, per risollevare Parigi dalla miseria in cui la guerra l’aveva gettata.
Ispirandosi alle drinking fountains di Londra, Sir Wallace pensò di aiutare i cittadini più poveri installando alcune fontane che distribuissero gratuitamente l’acqua potabile, divenuta molto costosa dopo la distruzione di alcuni acquedotti durante il conflitto.

Equipaggiate di due bicchierini di ferro stagnato legati a una catenella -soppressi a partire dal 1952 per ragioni d’igiene- le fontane Wallace fanno la felicità di parigini e non fin dal 1872, ma solo per alcuni mesi dell’anno, generalmente da metà marzo a metà novembre. Durante l’inverno, infatti, l’erogazione dell’acqua viene interrotta, per evitare che il gelo danneggi le condutture.
Ne esistono quattro modelli diversi: il grand modèle, quello à colonnettes, il petit modèle e l’applique, anche se il più famoso è il primo con le sue cariatidi, ciascuna delle quali rappresenta un’allegoria: la Semplicità, la Bontà, la Sobrietà e la Carità.

Per gli amanti del colore, ce ne sono anche alcune versioni recenti in rosa, in rosso, in giallo e in blu, ispirate ai quartieri dove si trovano: rosso per Chinatown, rosa per BNF (la biblioteca Nazionale), giallo (come il grano) per i Grands Moulins e blu per una zona tutta moderna, che ha rimpiazzato la Gare de Rungis.
Ma ci sono delle fontane Wallace anche al di fuori di Parigi e non solo in Francia, ma in altri paesi europei, tra cui Spagna, Portogallo e Regno Unito. Se ne trovano persino al di fuori dell’Europa, come in Canada, negli Stati Uniti, in Giordania, in Mozambico e in altri paesi ancora.

Le fontane Wallace, però, sono a tal punto legate a Parigi, che basta una semplice foto a richiamare l’atmosfera della città dalle mille luci. O anche un cognome. Ricordate la portiera de Il fantastico mondo di Amélie, Madeleine Wallace?
Moi, je m’appelle Madeleine Wallace, et on dit pleurer comme une Madeleine… Et Wallace! Les fontaines Wallace! C’est vous dire si j’étais prédestinée aux larmes…
Povera Madeleine, un destino nel nome…
E se tra voi lettori ci fosse qualche babbano -cosa di cui dubito fortemente- è bene che faccia attenzione alle fontane Wallace. Alcune danno accesso al ministero della magia francese. Vi suggerisco pertanto di guardare attentamente il secondo episodio di Animali fantastici- I crimini di Grindelwald, che si svolge in parte a Parigi. Non vorrei che per un’innocente bevutina, vi trovaste in guai seri.

Se poi avete in programma un viaggio a Parigi in questa calda estate, forse vi potrà essere utile una mappa delle fontane della città (click qui). Wallace comprese, naturalmente.