Il Domaine de Madame Élisabeth, noto come Domaine de Montreuil, è uno dei tanti tesori della città di Versailles che vivono all’ombra del ben più famoso castello.
Per conoscere la vera anima di un luogo, delle persone che lo hanno abitato, però, bisogna percorrere i sentieri meno battuti, avventurarsi dietro anonimi cancelli, sfuggire la folla per cercare il silenzio.
E questo angolo di città, dove nella quiete di un parco riposa una signorile dimora di campagna dallo charme discreto, con la facciata bianca d’intonaco e il tetto di tegole d’ardesia che brillano al sole, è pronto a svelarci i suoi segreti.

Sulle tracce di una principessa
Una volta entrati nel Domaine de Madame Élisabeth, si ha l’impressione nitida, e tuttavia inafferrabile, di camminare tra i versi un po’ malinconici di una poesia, ammaliati da un profumo pallido di fiori appassiti e ricordi felici.
Possiede un’aura molto speciale questo Domaine, appartenuto alla più giovane sorella di Louis XVI, che però non è facile cogliere a un primo sguardo. Anzi, la vista è fuorviante.
Per comprenderne l’essenza occorre un senso più sottile, che ci aiuti a catturare l’invisibile.

Solo allora potremo ascoltare nel vento che fa danzare le foglie una voce. Sussurra storie di sogni infranti, di vite interrotte, rivendica un desiderio profondamente umano, ma irrealizzabile: essere liberi di esistere.
Purtroppo, era impossibile rifiutarsi di assecondare i vincoli di nascita per una fanciulla di stirpe reale. Lo sapeva bene Madame Élisabeth, e meglio ancora lo sapeva Marie-Antoinette, la cognata.
Montreuil, da villaggio a quartiere
Molto più antico di Versailles, il villaggio di Montreuil nacque attorno a un monastero fondato da Saint-Germain, vescovo di Parigi, nel VI secolo.
Di proprietà della corona, nel XII secolo era una signoria modesta, con un piccolo maniero circondato da pascoli, boschi e acquitrini. In seguito fu costruita una fortezza, poi smantellata.
Alla fine del XIV secolo, le fertili terre di Montreuil divennero proprietà dei Celestini, che costruirono un nuovo santuario e poi vendettero o affittarono parcelle di terreno agli abitanti del villaggio, perché fossero disboscate, dissodate e coltivate a vigna o a cereali.

Tre secoli più tardi, quando Louis XIV si trasferì a Versailles, nel villaggio risiedevano persone che lavoravano a corte, in particolare i musicisti italiani della Cappella reale.
Questa campagna pittoresca, vicina al castello e sulla via per Parigi, divenne meta di passeggiate per nobili e cortigiani.
Nel 1748 Louis XV divenne proprietario di Montreuil, dopo aver acquistato le ultime proprietà dei Celestini, che lasciarono il villaggio.
Il primo gennaio 1787 fu annesso ufficialmente al Domaine royal de Versailles.
Oggi è un quartiere della città di Versailles. Il Domaine di Madame Élisabeth, con il suo grande parco alberato, costeggia l’antica via che conduceva alla capitale, l’avenue de Paris.
Dista appena due chilometri dagli splendori dello Château voluto dal re Sole e mille miglia dalla sua opulenza di oro e di marmo.

La storia del Domaine
Leggermente rimaneggiata alla fine dell’Impero, quella che vediamo oggi è solo una minima parte della grande villa delle origini, di cui resta solo il corpo centrale. Il resto è stato demolito tra il 1802 e il 1813. Purtroppo, quasi nessuno dei decori del XVIII secolo è arrivato fino a noi.
Artefice degli splendori del Domaine fu la Principessa de Rohan-Guéménée, governante di Louis XVI e dei suoi fratelli e sorelle. Nel 1772 acquistò la proprietà di Montreuil, affidandone la ristrutturazione all’architetto del re, Alexandre-Louis Étable de la Brière, che si occupò anche del parco, disegnando uno splendido giardino all’inglese in cui scorreva un fiume, oggi scomparso.
Il tenore di vita della Principessa, di gran lunga superiore alle entrate, la condusse alla bancarotta. Per evitare lo scandalo, nel 1783 il re acquistò la proprietà di Montreuil e ne fece dono alla più piccola delle sue sorelle.
Madame Élisabeth e la sua tenuta
Poiché Madame Élisabeth aveva appena diciannove anni, ed era ancora lontana dalla maggiore età, al tempo fissata a venticinque anni, non le fu permesso di risiedere nel Domaine a tempo pieno. E purtroppo non lo fece mai, perché la Storia decise diversamente.
Faceva così dei piccoli tragitti andata e ritorno ogni giorno dal castello, di solito a cavallo. Nonostante fosse un po’ cicciottella, era, infatti, un’ottima cavallerizza.

Gli unici uomini ammessi nella proprietà erano i giardinieri, le guardie della Principessa e il pastore svizzero, che si occupava della latteria.
L’edificio era grande, con un’ampia zona dedicata al ricevimento, composta da un salone per i banchetti, una sala da pranzo, una sala da biliardo e una sala della musica. C’era poi una cappella circolare, il salon turc, come richiedeva la moda, uno studio, delle biblioteche, un boudoir, gli appartamenti privati e quelli destinati al seguito.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere l’Orangerie, che esiste ancora oggi, benché trasformata nel tempo, la latteria e la casa del giardiniere.
Madame Élisabeth fece costruire anche una serra e un giardino di erbe medicinali, su consiglio del professor Lemonnier, medico del re e insigne botanico.
Insomma, era decisamente una tenuta degna della sorella del re.

Qui Madame Élisabeth conduceva una vita semplice, molto diversa da quella regolata dall’etichetta di corte. Circondata dalle amiche, poiché si era impegnata a non ricevere uomini fino alla maggiore età, si dedicava ai suoi passatempi preferiti.
Passeggiare, montare a cavallo, dipingere all’acquerello, organizzare piccoli esperimenti scientifici, leggere, ricamare erano solo alcune delle attività che si praticavano al Domaine.
Madame Élisabeth aveva ricevuto un’eccellente educazione, distinguendosi in matematica e scienze, per le quali nutriva una particolare predilezione. Esuberante, amante della vita all’aria aperta, un tantino pazzerella, come lei stessa amava definirsi, era una donna molto devota.
I prodotti dell’orto e della latteria li donava personalmente alle famiglie povere del villaggio, e questo le valse il soprannome di Bonne Dame de Montreuil.
Fine di una favola
Quando scoppiò la Rivoluzione, Madame Élisabeth adottò una posizione molto intransigente nei confronti dei sostenitori della monarchia costituzionale, opponendosi a qualsiasi compromesso.
Difficile da comprendere per noi donne e uomini moderni una tale mancanza di lungimiranza e di rispetto dei diritti umani. Se, però, riflettiamo un momento sull’educazione ricevuta dai fils de France, nei quali veniva instillata fin dalla più tenera età l’idea di appartenere a una dinastia reale per diritto divino, forse tutto ci apparirà più chiaro.
Madame Élisabeth rifiutò l’esilio, scelto invece dalle zie e dai fratelli, per via del suo grande attaccamento al re e alla cognata, dei quali seguì la tragica sorte fino in fondo.
Il trasferimento forzato alle Tuileries, il tentativo di fuga fallito a Varennes, la prigionia alla Tour du Temple e infine la ghigliottina.

Nel parco del Domaine de Madame Élisabeth, i discendenti della famiglia reale posero alcune pietre provenienti dalla demolizione della Tour du Temple, una sorta di reliquario ancora una volta affidato al potere rigenerante di Madre Natura (se volete sapere qualcosa in più della Tour du Temple, clic qui).
Il Domaine de Madame Élisabeth oggi
Dal 1983 il Domaine è proprietà del département des Yvelines, che si occupa della manutenzione nel rispetto di quanto è giunto fino a noi.
Difficile immaginare che il Domaine di Madame Élisabeth sia stato un ospedale militare durante la Rivoluzione, poi una manifattura di orologi e abbia rischiato di essere trasformato in un parco residenziale con seicento appartamenti nella seconda metà del novecento.

Passeggiando nel parco, aperto gratuitamente al pubblico, è ancora possibile scoprire alcuni elementi presenti fin dagli inizi, come l’Orangerie, un padiglione di caccia, lo splendido viale di tigli, ripiantati secondo il tracciato originale nel 2008, e una grotta, un tempo bagnata dalle acque del fiume.
Sono state, poi, introdotte alcune novità: delle arnie, un orto biologico, una zona di pascolo, un anfiteatro verde, alla moda dei giardini dello Château de Versailles, ma più sobrio, un roseto e spazi dedicati all’educazione ambientale di bambini e ragazzi, con un pollaio e piccoli orti dove possono lavorare la terra.
Inoltre, è un piacere sapere che dal 2003 i giardinieri non utilizzano prodotti chimici.

Un invito alla riflessione
Due innamorati, abbracciati sul prato all’ombra di una quercia, si sussurrano parole all’orecchio, cullati da un venticello tiepido. Poco più in là, su una panchina, un vecchio signore col cappello di paglia stringe tra le mani un libro. Ad occhi chiusi, ascolta il canto degli uccelli. Alcuni bambini si rincorrono sul prato sotto l’occhio vigile delle mamme. Giocano ai cavalieri, inseguendo immaginari briganti.
Io ozio e mi guardo intorno. Sedere in questo parco è un privilegio. La pace che vi regna spinge alla riflessione, a un viaggio nelle profondità di noi stessi. E non si torna indenni in superficie. Quando arriva il momento di andare, ci si accorge che qualcosa in noi è cambiato.
Pensare che molti degli alberi che ho intorno un tempo stendevano le loro chiome profumate sulle passeggiate di Babet e delle sue dame di compagnia, mi commuove.

Una giovane, esuberante principessa dal destino tragico. Chissà se ha mai ripensato alla sconcertante predizione di un’indovina, che incontrò un giorno di primavera del 1778.
Pour Vous, ma pauvre demoiselle, il n’y aura ni mari, ni enfants, ni bonheur…
Ma sono certa che se potesse vedere quel che accade oggi nel suo Domaine, Madame Élisabeth ne sarebbe molto felice.

Per una breve visita virtuale, clic qui!