Tutte le città attraversate da un fiume hanno qualcosa di speciale. Sarà lo scorrere dell’acqua, lento, quasi ipnotico, a volte rabbioso.
Saranno i battelli che lo solcano pigri o quelli ormeggiati lungo le sponde, che gli danno un’aria vagamente marina.
Oppure gli alberi, che sfiorano con i rami le acque scure e abbandonano le foglie alla corrente.
O i ponti. Che risalgano a tempi remoti o siano di recente costruzione, i ponti esercitano su di me un fascino irresistibile.

Mettono in comunicazione le due rive della città, ciascuna con le proprie peculiarità. I ponti accomunano.
Dominano le acque, le tengono a bada. Con i piloni possenti, resistono alla furia della natura, lasciando che il fiume turbini attorno ai loro contrafforti. I ponti sono un baluardo contro la violenza. Non solo quella degli elementi.
Preferenze personali
In qualunque città io mi trovi, anche tra i ponti ho i miei preferiti, e Parigi non fa eccezione.
Vi ho già parlato del Pont Neuf, il più antico, ma nella mia esclusiva lista, c’è anche quello di Bir-Hakeim.
Vi chiederete come mai, visto che non è esattamente il primo posto dove si pensa di andare una volta approdati nella Ville lumière. Beh, i motivi sono tanti, ma sarò buona e vi elencherò solo i principali.
Prima di tutto, mi piace perché unisce la forza della pietra alla leggerezza del ferro, con un effetto molto elegante.

Poi, perché è a più piani, e questo non è tanto comune, a Parigi come altrove. Ciascun livello è dedicato a un diverso tipo di circolazione, senza dimenticare pedoni e ciclisti.
Infine, perché la linea 6 del metrò ci corre sopra, eccezionalmente all’aperto, regalando una vista indimenticabile sui palazzi in pierre de taille del XVIème arrondissement e sulla Tour Eiffel poco distante, per non parlare della Senna.
State all’erta durante il tragitto, perché riuscirete a scattare foto davvero particolari.
Come su un set
E a proposito di foto, sul ponte di Bir-Hakeim potrete divertirvi, a patto che abbiate la pazienza di condividere questo set con numerosi altri fotografi, amatori e non.
I pilastri in ferro che sostengono i binari della metropolitana, infatti, sono lo scenario preferito di sposi, innamorati e famiglie, per non parlare dei blogger modaioli, che hanno deciso di regalarsi una photo session parigina.

Ne troverete parecchi. Perciò, se non siete inclini alla condivisione, venite al mattino presto, possibilmente di domenica, e il ponte sarà tutto per voi.
Il pont Bir-Hakeim al cinema
Non sono solo i fotografi ad amare la singolare struttura del ponte Bir-Hakeim. Ci sono anche i registi.
Qui sono state girate alcune scene di Inception, pluripremiato film del 2010 con Leonardo Di Caprio, e nel 1972, di Ultimo tango a Parigi, di Bertolucci. Solo per citarne due tra i tanti.

Un nome singolare
Vi starete domandando come mai ha questo nome un po’ inconsueto per Parigi, dove i ponti si chiamano per lo più Royal, Concorde, Carrousel e via dicendo.
Quando fu costruito, nel 1903, in sostituzione di una semplice passerella pedonale, si chiamava viaduc de Passy. Nel 1949, fu ribattezzato Bir-Hakeim per celebrare la valorosa resistenza della prima brigata delle Forze della Francia Libera contro le truppe del generale Rommel in Libia.
Vale la pena di osservare da vicino i bassorilievi che ornano i pilastri. C’è un gruppo di battellieri, che fissano al pilone lo stemma della città di Parigi e uno di fabbri con il blasone della Repubblica francese. Sugli archi centrali, la Scienza e il Lavoro a monte del fiume, l’Elettricità e il Commercio a valle.

Pochi scalini conducono all’Île aux Cygnes e alla sua bella passeggiata alberata, con vista sulla Statua della Libertà, mentre dalla parte opposta troverete La France Renaissante, dono della comunità danese alla città.
Insomma, non avete che da prendere il métro e avventurarvi in questa escursione, che non vi deluderà.
E per qualche immagine suggestiva, che vi potrà ispirare, clic qui.