Il Ritz Paris, sogno di un visionario

La devanture dell’Hôtel Ritz, con le sue tende bianche, le automobili haute-gamme in fila davanti all’ingresso e i valletti in uniforme che accolgono i clienti, cattura lo sguardo di chi si trova a passeggiare in place Vendôme.

Se, di norma, non prestiamo troppa attenzione agli abitanti di questo universo parallelo, in cui è il lusso a dominare ogni aspetto della vita, per il Ritz dobbiamo fare un’eccezione.

Vera e propria istituzione e cuore palpitante della vita mondana parigina, rifugio di personaggi leggendari e scintillante vetrina del jet set, le Ritz Paris reclama a gran voce che ci occupiamo di lui. Ci dà la sua parola che non ce ne pentiremo.

Ingresso dell'hotel Ritz
Le Ritz – 15, place Vendôme
Cominciamo con un po’ di storia

L’Hôtel Ritz aprì le porte il primo giugno del 1898, al numero quindici di place Vendôme (clic qui per leggere la storia della piazza), in due Hôtel particulier del XVIII secolo, uniti da una galleria, ben presto soprannominata Corridoio dei sogni.

Nell’idea del suo fondatore, César Ritz, l’hotel doveva essere qualcosa di nuovo, un vero e proprio palazzo in grado di accogliere ricchi e nobili con gli stessi comfort di cui godevano nelle loro dimore private. E nella concezione di comfort, Monsieur Ritz includeva anche la soddisfazione di vizi e capricci dei suoi clienti.

La galleria del Ritz, che unisce i due Hôtel particulier del XVIII secolo
La galerie © Ritz Paris

Ritz era un imprenditore svizzero con una vasta esperienza nell’hôtelerie. Aveva lavorato nell’ambiente fin da giovane, cominciando dal basso, fino a ricoprire la carica di direttore di importanti alberghi europei.

Per la sua impresa parigina, si associò con lo chef Auguste Escoffier, che condivideva le sue idee avanguardiste, e insieme dotarono il Ritz di tutte le più moderne innovazioni: c’erano ascensori, illuminazione elettrica, telefono e bagno privato in ogni stanza e un futuristico sistema di areazione, che costituivano per l’epoca du jamais vu.

Ritz ordinò persino delle vasche da bagno più grandi dello standard, per evitare incidenti come quello occorso al corpulento principe di Galles, futuro Edoardo VII. L’illustre personaggio rimase incastrato assieme a una ballerina nella baignoire di un hotel concorrente, provocando grande scandalo.

Suite imperiale del Ritz Paris
Suite impériale © Ritz Paris

Particolare attenzione fu rivolta all’aspetto igienico, perciò si decise di non utilizzare carta da parati o arazzi, veri e propri ricettacoli di germi.

Tuttavia, per arredare le cento cinquantanove stanze, lo Château de Versailles e di Fontainebleau servirono da modello. Ogni stanza era decorata in uno stile differente, che ricalcava le diverse epoche, a partire da Louis XIV. E subito i raffinati rubinetti dorati a forma di cigno diventarono un’icona.

Una salle de bain del Ritz con i famosi rubinetti a forma di cigno
© Ritz Paris
Una piscina da sogno

Come se il lusso delle stanze e dei salotti non fosse abbastanza, il Ritz si dotò della più grande piscina privata della capitale.

Le avvolgenti linee Art Déco, il bianco panna che contrasta con il mosaico azzurro del fondale, costituiscono ancora oggi uno degli atout dell’hotel.

Del resto monsieur César era stato chiaro: il suo hotel doveva essere il primo hotel moderno di Parigi, all’ultimo grido della moda, perfettamente igienico, confortevole e bello, perché desiderava che il suo nome fosse legato a una maison di cui potesse andare fiero.

E mi pare che ci sia riuscito.

La grande piscina del Ritz Paris

La piscina © Ritz Paris
Il ristorante del Ritz

È comunemente noto che l’amore, prima di giungere al cuore, passa per la gola e, meno prosaicamente, per lo stomaco. Conscio di questa regola universale, Ritz, per fare innamorare à jamais i clienti del suo hotel, ne affidò il palato al socio, monsieur Escoffier, che era per l’epoca l’equivalente di un moderno chef pluristellato.

Il ristorante dell’hotel, L’Espadon, dal nome dal piatto preferito di César, il pesce spada, era considerato il tempio della gastronomia francese di place Vendôme. Auguste Escoffier ne era il sovrano indiscusso. Fu lui a codificare i dettami della nuova cucina francese, creando la brigade au cordeau. Lo staff di cucina lavorava come in una catena di montaggio, riducendo di molto i tempi di attesa per il servizio à la carte.

Il nostro geniale chef fu anche l’inventore della famosa Pêche Melba, delizioso dessert di pesca pochée, ovvero immersa in uno sciroppo caldo alla vaniglia, e poi servita con gelato, sempre alla vaniglia, purea di lamponi e filetti di mandorle. Il dessert fu così battezzato in onore della cantante d’opera australiana Nellie Melba, che Escoffier aveva sentito cantare al Convent Garden di Londra.

Il ristorante l'Espadon
L’Espadon © Ritz Paris

Non pago, lo chef creò anche Les fraises Sarah Bernhardt, omaggio alla celebre attrice che frequentava l’hotel, ovvero fragole servite su un letto di crema al curaçao e accompagnate da sorbetto all’ananas.

Ospiti d’eccezione

Tra i più celebri frequentatori del Ritz, brilla il già citato Edoardo VII. Dopo l’incidente della vasca da bagno, abbandonò il Bristol in favore del nuovo hotel. Sua maestà ne apprezzava sia il confort assoluto che la discrezione del personale, fondamentale per la vita che conduceva. Basta accennare alla chaise de volupté, che il birichino si era fatto costruire da un famoso ebanista parigino (clic qui per scoprire di cosa si tratta), per intuire quale fosse il suo hobby preferito.

À la recherche

Marcel Proust, che amava cenare al Ritz avvolto nel suo cappotto di pelliccia, si serviva del palace hôtel per osservare con occhio critico l’alta società, traendone ispirazione. Aveva a sua disposizione anche un salotto privato dove appuntare le sue riflessioni, leggere e, all’occorrenza, mangiare, quando non si sentiva in vena di mondanità.

Si vocifera che il maître d’hôtel dell’epoca, monsieur Olivier Dabescat, si sia riconosciuto in alcuni tratti di Aimé, direttore del Grand Hôtel Balbec ne Les jeunes filles en fleurs.

Il Salon Proust
Salon Proust © Ritz Paris

Proust era talmente appassionato del Ritz che, sul letto di morte, chiese al suo chauffeur di andare a prendergli una birra al bar dell’hotel e pare che l’abbia bevuta giusto prima di passare a miglior vita. Ma, probabilmente, questa è solo una delle tante, affascinanti leggende nate tra le mura del Ritz Paris.

Mademoiselle Coco

“Il Ritz è la mia casa”, amava dire Coco Chanel, che aveva il suo atelier a due passi dall’hotel. Per oltre trent’anni abitò in una delle suite, che personalizzò con i suoi mobili e che ancora oggi porta il suo nome. Di carattere difficile, era il terrore del personale, che doveva soddisfare i suoi capricci e subire in silenzio le interminabili sfuriate.

Durante l’Occupazione, Mademoiselle conobbe il capitano von Dinklage, con cui intrattenne una relazione amorosa. La cosa le procurò non pochi guai a Liberazione avvenuta, ma a salvarla furono alcune lettere, che Mademoiselle presentò in tribunale, in cui Winston Churchill le assicurava il suo sostegno. Morì tra le mura del suo amato Ritz nel 1971, in seguito a una crisi cardiaca.

La suite Coco Chanel del Ritz Paris
Suite Coco Chanel © Ritz Paris
Gli anni ruggenti

Impossibile dimenticare il passaggio al Ritz di Francis Scott Fitzgerald e della moglie Zelda. I loro eccessi al bar, i litigi e i tradimenti sono parte della storia dell’hotel.

Furono loro ad introdurre Ernest Hemingway tra gli habitués, e il Ritz gli piacque a tal punto, che divenne il suo quartier generale quando si trovava in città. Nel 1944, partecipò alla Liberazione di Parigi come corrispondente di guerra. Con un gruppo di soldati andò al Ritz per “liberarlo”. I tedeschi se ne erano già andati, ma al bar trovò la giusta consolazione.

In suo onore, il petit bar è stato battezzato bar Hemingway e non solo perché ne era un frequentatore assiduo, ma anche perché fu qui che Hemingway rese celebre un cocktail dalle origini confuse, il Bloody Mary, di cui era un consumatore entusiasta.

IL bar Hemingway del Ritz Paris
Il bar Hemingway © Ritz Paris

Un busto in bronzo dello scrittore, una vecchia macchina da scrivere Corona, il modello preferito da Hemingway, foto d’epoca, boiseries e sedute in cuoio, l’allure da club privato, ne fanno uno dei bar più belli e suggestivi di tutta Parigi.

Il Ritz come un red carpet

Le celebrità passate per il Ritz nel corso degli anni non si contano. Audrey Hepburn, che qui girò un film, Maria Callas, Charlie Chaplin, per citarne alcuni, e poi altri personaggi più vicini a noi nel tempo.

Quello che hanno in comune, probabilmente, è il desiderio di sentirsi coccolati e protetti, in un ambiente ovattato, fuori dal tempo, in cui la gentilezza e l’efficienza del personale sono diventate proverbiali.

Difficile per i comuni mortali provare una simile esperienza. Un semplice – si fa per dire – tea time ha già un costo sostenuto, tra i sessantacinque e gli ottantacinque euro a persona, e la camera più “modesta” supera i mille euro a notte.

Vita di tutti i giorni al Ritz Paris
© Ritz Paris

Che ne dite, allora, di un tour virtuale? Il Ritz, è per di qua!

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