L’Élysée, il palazzo più impenetrabile di Francia, è un luogo pieno di contraddizioni. Magnifico al limite della spudoratezza, mostra al mondo la grandeur del paese. Infinitamente malinconico, quasi dolente, per il continuo sforzo dei suoi illustri inquilini di celare al mondo le umane debolezze.
Ha in sé il fascino prepotente di un edificio che è stato, ed è tuttora, un luogo di potere e al tempo stesso porta inciso sulle pietre candide l’insostenibile peso di una vita condotta sotto i riflettori.

Oggetto del desiderio fin dalla sua costruzione, l’Élysée ha fatto girare la testa a molti, ha suscitato bramosie e passioni, ha scatenato battaglie politiche.
Tra le sue mura hanno trovato rifugio re e regine, favorite e imperatori, i presidenti della Repubblica francese. Molte pagine importanti della Storia sono state scritte nelle lussuose stanze di questo palazzo.
Ma l’Élysée custodisce gelosamente anche le storie personali dei personaggi che lo hanno abitato, gli intrighi, le passioni, la gloria e a volte anche la tragedia.
Nascita di un palazzo
Agli inizi del XVIII secolo, Parigi era in piena espansione e nei faubourg si costruivano sempre nuovi Hôtel particulier.
Il faubourg Saint-Honoré era una grande distesa di terra punteggiata di campi e pascoli, con poche case dai tetti di paglia.
Qui l’architetto Armand-Claude Mollet possedeva un terreno, che nel 1718 cedette a Henri-Louis de La Tour d’Auvergne, conte d’Evreux. Il contratto prevedeva che lo stesso Mollet, futuro architetto di Louis XV, si sarebbe occupato del progetto e della costruzione del nuovo Hôtel particulier del conte.

I lavori cominciarono nello stesso anno e terminarono nel 1722.
Il conte d’Evreux era un aristocratico avaro e taciturno, che aveva sposato la giovanissima Marie-Anne Crozat, figlia dell’uomo più ricco di Francia, un borghese che aveva fatto fortuna con la tratta degli schiavi.
Più allettato dalla cospicua dote, che dall’interesse per la fanciulla, si dice che il conte non l’abbia mai toccata. Eppure fu la ricchezza dei Crozet a pagare i conti, compreso l’Hôtel d’Evreux.
Uno squallido scambio come ne avvenivano all’epoca, dove un uomo ricco, senza titolo e dalla dubbia reputazione, poteva comprare la nobiltà con un matrimonio.
La marchesa di Pompadour
Alla morte del conte, avvenuta nel 1753, Louis XV acquistò il palazzo, ammirato da tutti e considerato unanimemente “la più bella dimora nei dintorni di Parigi”, per donarlo alla sua favorita, Jeanne-Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour.
La marchesa vi risiedeva saltuariamente, ciò nonostante decise di ristrutturare completamente l’Hôtel e, come d’abitudine, lo fece senza badare a spese.

I migliori artisti dell’epoca si misero all’opera per creare mobili, boiseries, dipinti, arazzi e porcellane all’altezza della donna più importante di Francia.
Fu qui che la marchesa perse la figlia Alexandrine, che aveva appena dieci anni, probabilmente a causa di una peritonite.
Il salon Pompadour
Oggi dedicato alle udienze private del presidente della Repubblica ed eccezionalmente a qualche cena di stato, questo salotto ospitava la chambre de parade della marchesa.
Non era la stanza in cui dormiva Madame de Pompadour, ma quella in cui riceveva gli amici. Le colonne sul muro, di fronte alle finestre che si aprono sul parco, delimitavano l’accesso all’alcova, dove si trovava il letto.

Da Hôtel d’Evreux a Élysée
Al momento della morte, nel 1764, la marchesa lasciò in eredità al re il suo bel palazzo, che divenne sede provvisoria del Garde-meuble della Corona, l’amministrazione che gestiva il mobilio e gli oggetti d’arte destinati ad arredare le residenze reali.
Nel 1787, l’Hôtel fu acquistato dalla cugina di Louis XVI, Bathilde d’Orleans, duchessa de Bourbon. La gentildonna era sorella del più famoso Philippe duca d’Orleans, soprannominato Égalité per l’appoggio dato alla Rivoluzione, e madre dello sfortunato duca d’Enghien, di fede realista, fucilato da Napoleone allo Château de Vincennes (clic qui per l’articolo).
Il palazzo prese allora il nome di Hôtel de Bourbon-Élysée, in ragione della vicinanza con gli Champs-Élysées.

Bathilde fece costruire nel parco degli hameaux, sul modello di quelli della regina Marie-Antoinette a Versailles e fece del suo Hôtel un luogo di riunione per strani personaggi. Appassionata di scienze occulte, pare fosse dedita alla chiromanzia, all’interpretazione dei sogni e all’astrologia.
Si interessava anche di mesmerismo, teoria che suppone l’esistenza in minerali ed esseri viventi di un magnetismo vitale, da usare a fini terapeutici.
Il suo salotto era famoso in tutta Europa per la libertà di pensiero e per le menti brillanti che lo frequentavano. Come il fratello, anche Bathilde aveva idee democratiche e durante la Rivoluzione si fece chiamare Citoyenne Vérité. Prima che i suoi beni venissero confiscati, decise di donarli spontaneamente alla Repubblica, Élysée incluso.
Da quel momento, l’Élysée ebbe diverse destinazioni d’uso: residenza privata, sede della Commission de l’envoi des lois, deposito nazionale di mobili provenienti dal pignoramento dei beni di emigrati e condannati a morte.
Da Élysée-Murat a Élysée-Napoléon
Uscito miracolosamente intatto dalla Rivoluzione, l’Élysée fu acquistato di Joachim Murat, consorte di Caroline Bonaparte.

Caroline era una donna molto ambiziosa. Desiderava un palazzo principesco degno del suo rango, e non badò a spese per ottenerlo.
I Murat abitarono per meno di quattro anni a l’Élysée, ma in questo breve periodo apportarono numerose modifiche. Prima fra tutte, la creazione de l’escalier d’honneur, al centro del palazzo, conosciuta col nome di escalier Murat, le cui palme di bronzo dorato risplendono ancora oggi al passaggio di personalità e capi di stato.
Caroline aveva un carattere collerico, i suoi litigi col marito facevano tremare i muri de l’Élysée. E quando non era il marito l’oggetto delle sue sfuriate, toccava all’amante di turno.

La feste che si organizzavano a palazzo destavano scalpore per eleganza e opulenza e spesso vedevano la partecipazione dell’imperatore e della corte.
Si racconta che l’Élysée fosse una specie di pied-à-terre per Napoleone, che usava il palazzo della sorella per i suoi incontri con Éléonore Denuelle de la Plaigne, lettrice della principessa Caroline .
La signora, anch’essa sposata, dette alla luce il primo erede dell’imperatore, Charles-Léon (da Napo-léon), che prese il cognome del marito per evitare lo scandalo.

La nascita del bambino provò a Napoleone, convinto fino a quel momento di essere sterile, che era in grado di generare.
Nel 1808, Murat fu nominato re di Napoli. Joachim, prima di partire per il suo nuovo regno, cedette il palazzo al cognato.
Napoleone vi soggiornò a più riprese, fino all’abdicazione che seguì la sconfitta di Waterloo, firmata nel Salon d’argent de l’Élysée il 22 giugno 1815.

La Restaurazione
Nel 1816, Louis XVIII salì al trono, riportando la monarchia al governo del paese.
L’Élysée entrò definitivamente a far parte dei beni della corona e fu attribuito al nipote del re, il duc de Berry, in occasione delle nozze con Marie-Caroline de Bourbon-Sicilie, celebrate in quello stesso anno.
Non molto tempo dopo, nel 1820, il duca fu vittima di un attentato. Fu pugnalato all’uscita dell’Opéra di rue Richelieu (clic qui per saperne di più) da Louis-Pierre Louvel, che intendeva porre fine alla dinastia dei Bourbon. Il duca si spense nella sua camera a l’Élysée.
A un re succedette un altro re, che fu detronizzato da un’insurrezione, che pose sul trono di nuovo un re: Louis-Philippe d’Orleans, re dei francesi per volontà della nazione. Con buona pace della monarchia di diritto divino.
Louis-Philippe fece de L’Élysée la residenza degli ospiti stranieri della Francia in visita a Parigi.
Nel 1848 scoppiò una nuova Rivoluzione e la Seconda Repubblica vide la luce. L’Élysée divenne la residenza del nuovo presidente, Louis-Napoléon Bonaparte, nipote di Napoleone I.

Il colpo di stato
Per non essere da meno dei suoi insigni antenati, Louis-Napoléon intraprese grandi lavori di ristrutturazione e l’Élysée assunse finalmente l’aspetto che ha ancora oggi.
Quando il presidente mise fine alla seconda repubblica con un colpo di stato nel 1852, proclamandosi imperatore, si trasferì alle Tuileries,
Fu durante una cena a l’Élysée che incontrò Eugénie de Montijo. Dopo due anni di accanito corteggiamento, Louis-Napoléon domandò a Eugénie quale fosse la migliore strada per la sua camera da letto; la gentildonna spagnola rispose che l’unica via era quella della chapelle. E fu proprio a l’Élysée che Eugenie trascorse i giorni che precedettero il matrimonio.