Sopra place de l’Hôtel de Ville il cielo è di un azzurro perfetto. Il giovane sole del mattino sale pian piano dietro i tetti d’ardesia del municipio, creando un’aureola scintillante attorno al palazzo.
Sembra quasi uno di quei castelli della Loira con le falde dei tetti spioventi, i pinnacoli e le facciate ornate di statue, che compaiono d’improvviso ai margini di un campo di frumento.

Passo di qui praticamente tutti i giorni. A volte di fretta, a volte al ritmo lento di una delle mie interminabili passeggiate. E ogni volta mi fermo.
Di tanto in tanto capita che i contorni della piazza moderna svaniscano e mi ritrovi a calpestare la terra battuta di place de Grève, che scende dolcemente verso l’omonimo porto sulla Senna, dove attraccano battelli carichi di legname, vino e grano.
Si sentono le grida dei marinai, le contrattazioni dei mercanti, la voce di Parigi che si alza dalle rive del suo fiume.

E comincia così un viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta della storia, spesso rovente, dell’Hôtel de Ville, luogo di ritrovo di insorti e rivoluzionari, da Étienne Marcel alla Fronda, dalla Rivoluzione francese a quelle del 1830 e del 1848, dalla Comune di Parigi alla battaglia per la Liberazione nel 1944.
È come se l’anima ribelle della città risiedesse in questa grande piazza, nel palazzo-castello risorto dalle sue ceneri più forte che mai.
Da Maison aux piliers a Hôtel de Ville
Nel lontano 1357, il prévôt des marchands Étienne Marcel, che di lì a poco si sarebbe trovato alla testa di un movimento riformatore col proposito di arginare alcuni privilegi della monarchia, acquistò la Maison aux piliers in place de Grève, per dare una sede prestigiosa al consiglio cittadino, la “meson de ville”.

Nel XVI secolo l’edificio cadeva in rovina. Di ritorno dalle guerre d’Italia, il re François I decise di sostituirlo con un palazzo tutto nuovo. L’incarico fu affidato all’italiano Domenico Bernabei da Cortona, detto Boccadoro.
I lavori cominciarono nel 1533, ma terminarono soltanto nel 1628, a causa delle continue interruzioni dovute alle Guerre di religione. Ci vollero ben quattro re per vedere finalmente completato l’Hôtel de Ville.

Nella prima metà del XIX secolo, il palazzo subì importanti interventi di ampliamento e riammodernamento, ma mantenne la facciata in stile rinascimentale. Divenuto sede della Préfecture de la Seine dal 1849, accolse tra le sue mura il prefetto Haussmann, l’uomo che avrebbe modificato à jamais la fisionomia della piazza e di buona parte della città.
I guai cominciarono ancora una volta con la guerra franco-prussiana del 1870, la destituzione di Napoleone III e l’insurrezione della Comune di Parigi. L’incendio appiccato da un gruppo di comunardi il 24 maggio 1871 distrusse completamente l’Hôtel de Ville, i suoi preziosi arredi, le boiseries, i soffitti affrescati (come accadde anche al Palais des Tuileries. Click qui per leggere l’articolo).

Fu ricostruito tra il 1874 e il 1882 in stile neorinascimentale e la nuova facciata si ispirò largamente a quella del XVI secolo di Boccadoro.
Quindi l’Hôtel de Ville che possiamo ammirare oggi, seduti su una delle assi di legno in stile docks londinesi che fanno le veci di panchina, rammentandoci l’antica vocazione portuale di questa piazza, è tutto sommato un’opera recente, ma non per questo meno interessante.

Vi siete mai soffermati a osservare i decori della facciata?
L’Hôtel de Ville nei dettagli
L’avancorpo dell’edificio corrisponde alle dimensioni del palazzo costruito in epoca rinascimentale. Immaginatelo affiancato da un lato e dall’altro da case e avrete un’idea di come dovesse presentarsi la piazza di allora.
Dopo la ricostruzione di fine ottocento, le statue racchiuse nelle nicchie, che corrono lungo tutta la parte esterna dell’edificio, sono diventate più numerose. Rappresentano personaggi che hanno reso grande la Francia in ambiti diversi, ma un posticino è stato assegnato anche all’italiano Boccadoro, architetto di Francesco I, ideatore dell’edificio originale. Il nostro Domenico Bernabei se ne sta al primo piano della facciata principale, al centro sulla destra.

Girando intorno al palazzo, troverete anche Voltaire, Molière, Jules-Hardouin Mansart, André Le Nôtre, Richelieu, Jacques-Louis David… Troppo lungo l’elenco per poter nominare tutte le celebrità che ornano le facciate del municipio di Parigi, ma sotto ciascuna statua è stato apposto il nome del personaggio che rappresenta. Perciò, se vi va di divertirvi, ce ne sono a sufficienza per passare una giornata col naso all’insù, possibilmente armati di binocolo per raggiungere anche i piani alti.
Se, invece, siete curiosi di sapere che cosa raffigurino le due statue in bronzo davanti agli ingressi principali, sappiate che sono l’allegoria dell’Arte e della Scienza.

Altre allegorie si trovano ai lati dell’orologio, il Lavoro e l’Istruzione. Sopra, una grande figura seduta rappresenta la città di Parigi, coronata da un frontone con le armi della città, sostenute dalla Prudenza e dalla Vigilanza.

Gli interni
Come la ricchezza delle facciate esterne lascia immaginare, l’interno dell’Hôtel de Ville è maestoso, anche se il tempo ividioso ha rubato un po’ di splendore.
Stanza dopo stanza, si ha l’impressione di camminare in un palazzo reale e, per farvi capire il tenore dell’architettura e degli arredi, vi dico che la sala delle feste è stata concepita come una replica repubblicana della Galerie des glaces di Versailles. Lampadari di cristallo, dorature e stucchi lasciano senza parole. Progetto ambizioso, n’est pas?

Terminata nei primi anni del XX secolo, la decorazione delle sale dell’Hôtel de Ville è principalmente orientata alla celebrazione della gloria di Parigi.
Nella salle des fêtes si rende omaggio all’Agricoltura, fonte di ricchezza, e si racconta la storia delle conquiste delle libertà civili nella capitale.
Nel salon des Arcades si esalta la città come mecenate delle Scienze, delle Arti e delle Lettere.

Celebri artisti lavorarono a questo progetto. Tra tutti, Puy de Chavannes, che decorò la scalinata d’onore e la sala d’ingresso.
Esistono anche luoghi più sobri, come la Salle du Conseil, dove si riunisce il consiglio municipale o la biblioteca con la sala lettura, rivestita di pannelli di quercia. Grandi lucernari, posti a un’altezza di oltre nove metri, inondano i tavoli di luce naturale.

L’Hôtel de Ville è un luogo emblematico di Parigi. Non si può prescindere dalla sua storia per comprendere la città, il suo carattere indomito, lo spirito ribelle. Aggirarsi per le grandi stanze silenziose è un po’ come ascoltare il battito del suo cuore.
Il palazzo risorto si erge maestoso nella piazza che porta il suo nome. Nasconde le ferite tra le pieghe della facciata, dietro le statue che celebrano la gloria di Parigi, nel luccichio dell’ardesia sotto il sole, nel rintocco argentino della campana dell’orologio, ma è lì, ancora in piedi, testimone di pietra dell’eterna lotta per la libertà.

Post Scriptum
Per visitare l’Hôtel de Ville al di fuori delle consuete Journées du patrimoine, ci si può prenotare via mail cliccando qui, avendo cura di farlo almeno due mesi prima della data desiderata. Le visite sono guidate e si svolgono in francese, inglese e tedesco.
Se nel frattempo, però, volete dare un’occhiatina, vi propongo un tour virtuale, che vi farà scoprire in anteprima gli splendori dorati di questo palazzo (click qui).
