L’invasione dei perfidi macarons

Non è più possibile fare finta di niente: i macarons hanno invaso Parigi. 

Occhieggiano invitanti dalle vetrine di pâtisseries, chocolateries, boulangeries. Ce ne sono ovunque. Siamo circondati.

Così piccoli da stare nel palmo della mano, con quell’aria innocente, di colori vivaci o in delicate tinte pastello, sono un invito alla trasgressione. Sembrano dire allegri e sorridenti Che male può farti un macaron?

Il problema è che il macaron crea assuefazione.

Friabile, dolce quanto basta, con un morbido, delicato ripieno, non si fa in tempo a gustarne uno, che subito viene voglia di mangiarne un altro, e un altro ancora…

Cofanetto per macarons Ladurée
© Frammenti di Parigi
La Maison Ladurée

Dalla metà del XIX secolo un’insegna ha fatto dei macarons la sua specialità, la Maison Ladurée. Grazie ad essa, i macarons sono diventati le star della pasticceria francese nel mondo.

Tutto è cominciato nel 1862, nel quartiere de La Madeleine, dove Louis Ernest Ladurée, originario del sud della Francia, aveva una piccola boulangerie, che nove anni più tardi, in seguito a un incendio, si trasformò in pâtisserie.

Se il negozio al numero 16 di rue Royale è la boutique mère di Ladurée, ce ne sono moltissimi altri disseminati per tutta la città. E nel mondo.

È inevitabile: prima o poi si finisce imbambolati davanti a una delle loro vetrine.

Meglio non guardare, altrimenti…

Dentro il negozio, in mezzo ai macarons

E io ci casco sempre, come una principiante. Il canto ammaliatore dei macarons mi costringe a spingere la porta ed entrare.

Gli arredi lussuosi, i decori secondo impero mi incantano e quando alzo gli occhi al soffitto affrescato, gli angioletti paffuti ammiccano invitanti. Il più perfido di tutti è l’angelo pasticcere. Non per niente è diventato il simbolo della Maison.

Esposizione di macarons nel negozio Ladurée di rue de Castiglione
© Frammenti di Parigi

Mille profumi diversi mi solleticano le narici.

Comprerei tutto, ma limito a una reglette Napoleon da sei, perché mi conosco, meglio non esagerare.

Esco soddisfatta con il mio sacchettino verde Ladurée e ne sbircio il contenuto. No, non aprirò la scatola fino a casa. Sprofonderò nella mia poltrona, coccolandomi con una tazza di tè, il libro che ho iniziato ieri sera e i macarons, naturalmente.

Beh, magari ne assaggio uno.

Apro la scatola e scelgo quello alla vaniglia, il mio preferito.

Un macaron alla vaniglia
© Frammenti di Parigi

Proseguo qualche metro in direzione di casa e nella mia mente si affaccia subdola l’immagine del macaron al pistacchio. Accidenti!

Riapro la scatola e lo guardo incerta. È così carino, verde pastello. In fondo che male c’è? E anche il pistacchio è andato.

Mi restano comunque lampone, cioccolato, nocciola e caffè. Sono determinata a condurli fino a casa. Macarons, con me! Vi porterò alla base sani e salvi!

Purtroppo, se pure animata dalle migliori intenzioni, vacillo nel mio proposito e quando digito il codice per aprire il portone del palazzo, il bel cofanetto di Ladurée è ormai vuoto.

Mi preparo il tè senza macarons, un po’ delusa. Quei piccoli bastardi hanno la straordinaria capacità di controllare la mente. Ho il sospetto che siano mini dischi volanti guidati da microscopici alieni, giunti sul nostro pianeta per conquistarlo.

E mi pare che se la stiano cavando bene.

La storia dei macarons

Per fugare ogni dubbio sulla provenienza dei macarons, decido di documentarmi. Scopro che i freschi e teneri dolcetti hanno secoli di vita sulle spalle.

Pare che siano giunti fino a noi dal vicino oriente e che le prime ricette conosciute risalgano addirittura al Rinascimento.

Siamo stati noi italiani a importarli in Europa. Il loro nome deriva, infatti, dalla parola maccherone, deformata dal passaggio alla lingua francese.

Confesso che mi sfugge il nesso tra il maccherone nostrano e il dolcetto transalpino. Bah!

Comunque, in origine, erano dei croccanti biscottini alla mandorla con il cuore morbido, una specie di amaretti.

Fu Caterina de Medici a farli conoscere in Francia quando giunse per sposare Enrico II, figlio cadetto di Francesco I, che poi, invece, divenne re.

Cofanetto di macarons Ladurée
© Frammenti di Parigi

Alla corte di Caterina, il biscottino antenato del macaron moderno impazzava. Cominciò così a diffondersi in tutto il paese, e ogni regione si applicò a creare la propria ricetta, in aperta rivalità con le altre. Si sa, i francesi hanno molto spirito competitivo.

Fu solo a metà del XIX secolo che Pierre Desfontaines, cugino di secondo grado di un certo monsieur Ladurée, pensò di unire due biscottini e farcirli con un ripieno cremoso. C’est genial!

Salon de thé per signore

Durante il secondo impero, mentre il barone Haussmann cambiava il volto di Parigi, la ricca borghesia aveva voglia di uscire e farsi notare. In particolar modo le signore, che non avevano un luogo dove incontrarsi, se non a casa dell’una o dell’altra.

La moglie di Ladurée, Jeanne Souchard, ebbe l’idea di creare nella boutique di Louis Ernest uno dei primi salon de thé parigini, che aprì le porte nel 1871. Un luogo eccezionale, decorato da uno dei maggiori pittori dell’epoca, Jules Chéret.

Gli angioletti pasticceri dipinti sui soffitti della boutique di rue Royale sono oggi classificati monumento storico. Tutto è rimasto più o meno come allora, un angolo di città fuori dal tempo, dove è bello fermarsi per un tè.

Classico o avanguardista?

All’inizio, i macarons avevano sapori piuttosto classici: mandorla, cioccolato, caffè. Nel 1993, quando la Maison fu acquistata dalla famiglia Holder, i macarons cominciarono a essere proposti in una grande varietà di gusti e colori.

E ora che li conosco meglio, i macarons mi sembrano molto meno minacciosi.

Resta comunque la faccenda dell’assuefazione. Se esiste una qualche associazione di M.M.A. (mangiatori di macarons anonimi), vi prego, fatemelo sapere. Attendo fiduciosa.

© Frammenti di Parigi

Per scoprire i segreti di fabbricazione dei macarons Ladurée, clic qui!

2 Comments

  1. marcello

    meravigliosamente resa l’atmosfera e la dipendenza dai macaron e dalla pasticceria francese in genere. Condivido la passione sfrenata per il gusto e l’aroma della pasticceria francese.

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