Parigi a tavola la notte di Natale

Il count-down è iniziato: cinque giorni ci separano dalla notte di Natale e Parigi diventa sempre più effervescente col passare delle ore. Se di solito la velocità media di un pedone parigino d.o.c. supera di gran lunga quella di qualsiasi altro comune mortale, adesso siamo arrivati al punto in cui il suddetto parigino si produce in performance degne di un esperto maratoneta.

Ultimi regali da comperare, il cenone da organizzare, apéritif-dinatoire con colleghi e amici per scambiarsi gli auguri, gli impegni sono tanti e il tempo è poco, perciò via di corsa che non c’è un momento da perdere: siamo ufficialmente entrati nella fase più stressante del periodo natalizio.

notte di Natale

Per mia fortuna, posso osservare dall’esterno questo uragano rosso bordato di morbida pelliccia bianca, tintinnante di sonagli e profumato di cannella, che investe strade e grandi magazzini, lasciando dietro di sé un allegro disordine, perché mi appresto a rientrare in Italia per trascorrere le feste in famiglia, con la pasta fatta in casa, l’arrosto e la crema al mascarpone. Ma siccome sono terribilmente curiosa, non posso fare a meno di sbirciare un po’ nelle cucine dei miei concittadini d’adozione per vedere cosa bolle in pentola. Mmm… si sente un profumino…

notte di Natale

A giudicare dalle bancarelle allestite fuori dai supermercati e un po’ dappertutto in città, due cose non possono mancare la notte di Natale sulla tavola del Réveillon: ostriche e foie-gras. E fin qui niente di strano.

Quello che mi sconcerta è la grandezza delle confezioni esposte: casse di ostriche, rigorosamente bretoni o normanne, e grosse latte dorate di foie-gras perigordino che pensavo fossero destinate ad uso professionale, mentre invece vengono tranquillamente acquistate per essere consumate chez soi.

Benedetti parigini, ma quanti sarete mai in famiglia per gustare il vostro mollusco nazionale in quantità industriale? E, scusate se mi permetto, ma fossi in voi ci andrei piano anche con il foie-gras, che proprio leggero leggero non è.

notte di Natale

Fonti accreditate mi riferiscono, poi, che la notte di Natale non possono assolutamente mancare il salmone affumicato, elegantemente adagiato su tartine imburrate, escargots à la bourguignonne, ovvero le chiocciole preparate con burro, aglio e prezzemolo (e qui un pensiero grato va ai tortellini in brodo di mia nonna…) e cosa alquanto sorprendente il tacchino farcito di carne di maiale con le castagne che, chissà come, mi fa pensare alle tavolate al di là dell’Atlantico il giorno del Ringraziamento.

La fromagerie vicino a casa mia, già di per sé molto fornita durante tutto l’anno, in questo periodo sfoggia un’incredibile quantità di deliziosi formaggi special edition per le feste; il fruttivendolo, artista dell’esposizione (ogni volta che ci passo davanti mi convinco sempre di più che sia una reincarnazione di Arcimboldo), ha composto magnifici trionfi di frutta esotica e non, che andranno ad allietare la tavola la notte di Natale.

Ma le vetrine davanti a cui rimango incantata e a volte anche un tantino perplessa, sono quelle delle pasticcerie, che in questo momento sono stracolme di bûche de Noël tutte agghindate (vi sembrerà strano, ma in francese il tronchetto è di genere femminile)  per ben figurare a fine pasto.

Si spazia dai più tradizionali tronchetti ricoperti di cioccolato che imitano il legno, agli innovativi tronchetti 2.0 dai colori sgargianti che strizzano l’occhio alla modernità e disdegnano la classica superficie a corteccia a favore di una liscia e lucida o raffinatamente arabescata.

notte di Natale

Perdonatemi, ma per me un tronchetto degno di questo nome deve assomigliare a un ramo d’albero, con tanto di foglie e magari qualche funghetto cresciuto lì per caso, altrimenti è un’altra cosa, squisita senza dubbio, ma un’altra cosa. Dico io, ma vi costava così tanto, cari pasticceri moderni, cercargli un altro nome?

E se da qualche parte nascosto in città ci fosse un parigino che non ama la bûche, rivisitata o meno? Ipotesi poco probabile, perché la tradizione è la tradizione, ma nella remota eventualità che entri in negozio un sovversivo dell’ordine natalizio, i pasticcieri si sono dati parecchio da fare e, credetemi, le vetrine rivaleggiano tra loro ad altissimi livelli.

A questo punto il cenone della vigilia è completo ed è ragionevole pensare che i convitati si siano tenuti piuttosto leggeri a pranzo. Manca giusto un grazioso mazzo di fiori da portare ai nostri ospiti, corredato da una bottiglia di champagne che si aggiungerà alla cassa che ha già preso posto nel frigo.

E mentre vi accingete a preparare la vostra tavola di Natale, sia che le vostre preferenze vadano alla cena del 24 o al pranzo del 25, vi auguro di trascorrere tanti momenti felici assieme ai vostri cari e vi do appuntamento al 9 gennaio 2019 per un nuovo articolo di Frammenti di Parigi.

Joyeux Noël et bonne année à tous

2 Comments

  1. Oh mamma , non sono neppure le 8 del mattino e già l’acquolina scorre copiosa … e poi non so proprio dove girarmi, perché mi piace tutto!? Io farei Francia la sera della Vigilia e Italia a pranzo il giorno dopo, tu cosa ne pensi?… Un abbraccio grande e tanti auguri cara Barbara

    • bgcastaldo

      Ottima idea Elena! In questo modo non faremmo torto a nessuno e potremmo godere dei piaceri di entrambe le cucine. Alla linea ci penseremo il prossimo anno!;)
      Ti ringrazio per la costanza con cui segui Frammenti di Parigi e ricambio gli auguri di tutto cuore a te, alla tua famiglia e naturalmente al merlo.
      A presto!

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