Converrete con me che place des Vosges è una piazza molto romantica, il luogo perfetto per sussurrarsi parole d’amore passeggiando mano nella mano sotto gli alberi colorati d’autunno, mentre il vento fa danzare le foglie e le nuvole si rincorrono nel cielo turchino.
Deve averlo pensato anche Pierre Corneille quando, nel 1634, ha ambientato la commedia La Place Royale ou l’amoureux extravagant proprio qui, all’ombra di questi edifici che ci incantano ancora oggi con la loro simmetria quasi perfetta e l’armonia dei colori delle facciate.
Avvocato normanno appassionato di teatro, Corneille nacque quando la Francia era governata da Henri IV e morì durante il regno del re Sole. Fu spettatore degli anni turbolenti della Fronda, che misero in discussione il potere reale e accesero Parigi e la Francia dei fuochi della ribellione.
Autore di commedie e tragedie di grande successo, frequentò l’alta società dell’epoca, tant’è che fu il cardinale Richelieu a combinare il suo matrimonio.
Ed è proprio place des Vosges, al tempo chiamata ancora place Royale, considerata fin dai tempi della sua costruzione il luogo più bello dove abitare tra i nuovi quartieri di Parigi, a fare da sottofondo, o meglio da scenario, alle vicende di due innamorati ansiosi di complicarsi la vita: un intrigo dai presupposti paradossali e degno del teatro barocco, che segue il principio secondo cui coloro che si amano non si sposano e quelli che invece non si amano si sposano. Roba da far aggrovigliare le sinapsi.
Ma per comprendere e apprezzare la storia bisogna calarsi nello spirito dell’epoca e non c’è in tutta Parigi un posto più adatto della nostra piazza. Sedetevi su una delle panchine assai scomode o stendetevi sul prato, che vi racconto questo intreccio pieno di colpi di scena, che ha una doppia chiave di lettura: quella immediata della farsa e quella più profonda della novella morale.
Alidor ama Angelique e ne è per sua fortuna ricambiato, ma soffre nel sentire che la sua libertà personale è dominata da questo sentimento che non riesce a controllare. Perciò ha una pensata geniale: far sposare al suo miglior amico la sua amante, ignaro del fatto che costui è segretamente innamorato di lei.
Alidor è troppo preso dal suo egoismo, troppo assorbito dall’organizzare questo matrimonio di facciata, che gli permetterà di godere delle grazie e della compagnia di Angelique senza doversi legare a lei con un vincolo indissolubile, per accorgersi dei tormenti dell’amico.
Come avrebbe fatto qualsiasi donna al suo posto, Angelique rifiuta la proposta. Perciò il nostro genio perfeziona il suo piano diabolico: far credere alla sua amante di esserle infedele perché si rifugi tra le braccia dell’amico scelto come sposo, Cléandre.
Ma Angelique manda all’aria tutto, lasciando che a consolarla sia Doraste, fratello della sua migliore amica e di lei innamorato. Alidor si vede costretto cambiare i suoi piani ancora una volta: si riconcilia con Angelique e le chiede un appuntamento, progettando in realtà di farla rapire da Cléandre mentre la ragazza si reca all’ incontro.
Il Fato, però, ci mette lo zampino e quel tonto di Cléandre rapisce per sbaglio l’amica di Angelique, che era uscita a cercarla. Quando poi Angelique scopre che la promessa di matrimonio consegnatale da Alidor per riavvicinarsi a lei è in realtà firmata da Cléandre, delusa dal mondo e dagli uomini, decide di entrare in convento e l’unico matrimonio celebrato sarà quello tra Cléandre e la giovane rapita per sbaglio, Phylis. E a questo punto la domanda sorge spontanea: ma non avrebbe fatto meno fatica a sposarla?
Intrighi, astuzie, rapimenti falliti, riconciliazioni sono un classico della commedia, considerata all’epoca un genere minore, adatto al grande pubblico, ma Corneille riuscì ad aggiungervi qualcosa di “nobile”.
Il conflitto interiore di Alidor, che oscilla continuamente tra l’amore e il rifiuto dell’amore, i tormenti di Cléandre, diviso tra la lealtà all’amico e l’amore per Angelique, il profondo dispiacere di quest’ultima, che decide di ritirarsi in convento, il tutto condito di egoismo, perfidia, collera e sensualità, resero questa pièce di Pierre Corneille, che viene messa in scena ancora oggi, una commedia di carattere, dove si portava alla luce un grave difetto dell’epoca e lo si condannava: la vanità, attributo principale dei giovani aristocratici nullafacenti, che frequentavano uno dei luoghi più alla moda della Parigi del 1630, la place des Vosges, appunto. Una commedia che si conclude con una morale: a volere troppo in amore, si perde tutto.
Sotto i portici silenziosi di place des Vosges i personaggi di Corneille si materializzano e sembra quasi di sentire, tra un frusciare di sete e un ticchettio di speroni, i singhiozzi e i sospiri, gli scoppi di rabbia e i lamenti degli sfortunati protagonisti di questa vicenda. Non sentite il povero Cléandre lamentarsi del triste destino che gli è toccato in sorte?
Que je dois bien faire pitié
De souffrir le rigueur d’un sort si tyrannique!
J’aime Alidor, j’aime Angelique;
Mais l’amour cède à l’amitié,
Et jamais on n’a vue sous les lois d’une belle
D’amant si malheureux, ni d’ami si fidèle.
Cléandre, scena III
E così, ancora una volta, la nostra passeggiata in questa magnifica piazza si è trasformata in un viaggio indietro nel tempo: le signorili dimore che la cingono in un abbraccio rassicurante ci hanno rivelato un altro dei loro innumerevoli segreti, di quelli che si sussurrano di portone in portone, al riparo dalle orecchie indiscrete dei turisti frettolosi che passano di qui senza fermarsi, segreti che escono dalle finestre spalancate su questa tiepida giornata di inizio autunno, alla ricerca di qualcuno che abbia voglia di ascoltarli.
(Se vi va, qui potrete vedere l’estratto di una messa in scena moderna della commedia di Corneille.
Qui, invece, troverete un altro articolo su place des Vosges pubblicato un po’ di tempo fa)
Grazie per questa fuga nella mia piazza preferita, alla scoperta di un autore e di una commedia che non conoscevo. A presto! Elena
Grazie a te Elena per essere una lettrice sempre così attenta e puntuale 🙂
Ciao! Che bello il tuo blog su Parigi… tanti ne scrivono ma pochi mi colpiscono 🙂 C’è modo di iscrivermi per ricevere in automatico i tuoi nuovi post?
Ciao Lucy! Grazie, sei gentilissima.
Purtroppo non c’è un modo di “abbonarsi”, ma sulla pagina Facebook di Frammenti di Parigi metto sempre il link agli articoli nuovi (e sono quasi sempre puntuale, quasi…).
Intanto ho dato un ‘occhiata al tuo di blog e mi è piaciuto moltissimo, scritto davvero bene e col cuore. Ti leggerò ancora con piacere, perciò ti giro la domanda: come si fa a sapere quando escono nuovi articoli?