Settecento che passione: un pomeriggio al Cognacq-Jay

Al numero 8 di rue Elzévir, una graziosa via stretta tra palazzi antichi che sfoggiano imponenti portoni, dietro i quali si nascondono piccole meraviglie, ha sede uno dei musei più belli del Marais, il musée Cognacq-Jay.

Detto così, il nome non ci racconta un granché sulla sua natura: potrebbe trattarsi di una monumentale esposizione di scheletri di dinosauro come di una personale di Yayoi Kusama, famosa artista contemporanea giapponese che va pazza per i pois; ma questo museo, piccolo per dimensioni, grande per la qualità delle opere esposte, ha un sottotitolo: le goût du XVIIIème.

Ecco quindi che nella nostra mente prendono forma oggetti dalle linee curve, commode in palissandro decorate con inserti di conchiglie, console con le gambe slanciate, tazze in porcellana di Sèvres con piccoli fiori, pastorelli in biscuit e ogni sorta di raffinatezza che il secolo dei Lumi ha donato al mondo.

Perciò, se amate questo genere di arte, se gli objets de vertu vi fanno impazzire, il Cognacq-Jay è proprio il posto che fa per voi.

Indossate -virtualmente, s’intende- i vostri abiti di taffetà con gli ampi polsini di pizzo e le scarpette coordinate, o un tre pezzi alla francese e scarpe con fibbia se vi fregiate del titolo di monsieur. Acconciate i capelli alti sul capo e lasciate ricadere due graziosi ricci ai lati del viso gentili signore, oppure dotatevi di una parrucca con boccoli e codino distinti nobiluomini.

Mi raccomando non dimenticate la cipria: sul viso un tocco leggero, sui capelli o la parrucca, invece, abbondate.

musée Cognacq-Jay
Pistolet à parfum, 1790 circa

Prima della nostra full immersion nel XVIII secolo, però, accomodatevi un momento su quel canapè a fiori che vi racconto come è nato questo museo.

Ernest Cognacq e la moglie Marie-Louise Jaÿ erano una coppia di collezionisti d’arte, con una vera e propria passione per il settecento. Insieme fondarono nel 1870 -pochi mesi prima dello scoppio della guerra con la Prussia- la celebre Samaritaine, il grande magazzino dall’inconfondibile allure Liberty, che domina la Senna all’altezza del pont Neuf.

La storia del museo Cognacq-Jay va di pari passo con quella della Samaritaine: a partire dal 1925, Ernest e Marie-Louise avevano cominciato a organizzare mostre temporanee della loro collezione alla Samaritaine luxe, una dépendance del magazzino principale, che avevano aperto in boulevard des Capucines, non lontano dall’Opéra.

musée Cognacq-Jay

In questo grande negozio si vendevano prodotti hautes de gamme destinati alle case dei ricchi borghesi, che erano senza dubbio i più adatti ad apprezzare le meraviglie create da artisti e artigiani nel XVIII secolo.

L’esposizione di questo museo effimero era molto scenografica: mobili singoli posti su pedane, tendaggi a festoni sui muri, illuminazione studiata per creare angoli intimi di una dimora privata.

Niente a che vedere con i grandi musei che esponevano opere grandiose, s’intende: l’intento era quello di mostrare l’eleganza e la raffinatezza di oggetti di vita quotidiana, nonché l’abilità e il gusto di artisti e artigiani, il più delle volte rimasti sconosciuti.

Maurice Quentin de La Tour, autoritratto

L’idea ebbe grande successo e così la coppia Cognacq-Jay, che nel frattempo aveva arricchito la propria collezione, pensò di acquistare il palazzo vicino alla Samaritaine luxe per creare un museo permanente.

Nonostante la morte di Marie-Louise e poi di Ernest, avvenuta a pochi anni di distanza, il progetto fu portato avanti dall’amico antiquario Edouard Jonas e dalla Ville de Paris, a cui era stata lasciata in eredità l’intera collezione.

Dopo la cessazione d’attività della Samaritaine luxe nel 1981 e la conseguente vendita degli immobili che occupava, compreso quello del museo, la Ville de Paris ne decise il trasferimento.

musée Cognacq-Jay

Ecco come la collezione dei Cognacq-Jay è approdata nel Marais e precisamente nell’Hôtel Donon, elegante palazzo del XVI secolo, assolutamente perfetto per ospitare questo delizioso museo.

E ora è arrivato il momento di entrare. Dopo di voi mesdames et messieurs.

Tra un Greuze, un Canaletto e un Fragonard, ammirerete mobili di squisita fattura, preziose tabacchiere, scatole, astucci e oggetti inconsueti, come la pistola spruzza profumo, concepita per dame vezzose che non amano passare inosservate. Dite la verità, un po’ vi tenta…

E ancora pastelli su carta di Quentin de La Tour che palpitano di vita, busti delicati e statuine, servizi da tè e caffè irresistibili, che se solo fossi un Arsène Lupin in gonnella…

So che quasi non ci crederete, ma le splendide collezioni permanenti, che occupano il primo e il secondo piano dell’Hôtel Donon, si visitano gratuitamente, perché il Cognacq-Jay è un musée de la Ville de Paris.

Contrariamente a quello che accade per altre collezioni, quella di Ernest e Marie-Louise è una collezione “aperta” e si arricchisce ogni anno di nuovi elementi.

Al piano terra troverete invece esposizioni temporanee curatissime, che approfondiscono tematiche legate al XVIII secolo, ovviamente.

Per queste ultime è necessario il biglietto, ma vi assicuro che vale sempre la pena. Non sono mai uscita delusa da un’esposizione del Cognacq-Jay.

Che meraviglia questo settecento, non trovate?

E se dopo questa passeggiata nel XVIII secolo non avete ancora voglia di tornare nel mondo moderno, sul retro dell’Hôtel Donon c’è un piccolo, curatissimo giardino che profuma di fiori e che le api visitano volentieri, il jardin Lazare Rachline.

Sedetevi su una panchina, gli occhi rivolti all’edificio che avete appena lasciato: dietro le spesse mura di pietra chiara e le alte finestre che filtrano i raggi del sole, sotto il tetto d’ardesia che s’innalza superbo verso il cielo azzurro di primavera riposa l’anima di un secolo, frivola e leziosa, inquieta e illuminata, con un piede nel passato e lo sguardo rivolto al futuro.

Questo ci hanno raccontato le stanze silenziose del musée Cognacq-Jay, dove l’arte si fa specchio della vita. Non avete già voglia di tornare?

Intanto, per gettate un occhio discreto all’interno del museo cliccate qui.

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