C’era una volta il palais Bourbon

Appoggiata a una balaustra del pont de la Concorde, osservo da un po’ il palais Bourbon cercando sulla sua facciata, tra le colonne neoclassiche e i fregi del frontone, tra la scalinata e le statue dei Quattro grandi, tracce dello splendido palazzo che è stato un tempo.

Nonostante mi sforzi di andare al di là dell’apparenza, devo ammettere mio malgrado che de “il più grande ornamento della città dopo i palazzi reali”, come fu definito al tempo della sua costruzione, non è rimasto niente, tranne il nome. Un po’ come lo stat rosa pristina nomine di echiana memoria, insomma. Dove sono finiti gli splendori di cui tutta Parigi parlava?

Per ritrovarli ci toccherà remonter le temps con la mia DeLorean, una macchina del tempo identica a quella di Doc in Ritorno al futuro, ma notevolmente migliorata (l’alimentazione a plutonio non era l’ideale, per niente ecologico e difficile da trovare). Staremo un po’ strettini, ma che importa. Pronti? Tenetevi forte, si parte!

Eccoci qua, nella Parigi del 1722. Il pont de la Concorde non c’è ancora e per attraversare la Senna in questo punto occorre affidarsi ai buoni uffici di un battelliere. Place de la Concorde è, per così dire, di là da venire.

Ma il motivo per cui siamo venuti è un altro: la duchessa Louise-Françoise de Bourbon, figlia legittimata di Louis XIV e madame de Montespan, ha appena dato inizio alla costruzione della sua nuova residenza.

Ehi ragazzi, non fissate le carrozze che passano con gli occhi stralunati, per favore. E sì, vale anche per carretti e carrettieri. No, non importunate i passanti con le vostre domande curiose, che se si accorgono di quanto siamo strani chiameranno la polizia.

Poi glielo spiegate voi al lieutenant général de police cos’è questo cocchio semovente con le portiere che si aprono ad ali di gabbiano: non penso che prenda per buoni i cavalli del motore.

Occupiamoci della duchessa, piuttosto. Vedova da tempo, l’affascinante e ricca dama, che aveva sposato un principe di sangue reale, Louis III de Bourbon-Condé, ha bisogno di spazio per i suoi svaghi, alcuni dei quali, si mormora, siano di carattere galante.

Plan de Turgot 1739

Il defunto marito, uomo di costituzione gracile, bruttino e alquanto malvagio, era nipote del famoso Gran Condé, indomito generale cugino germano del re, che aveva dato del filo da torcere a Mazzarino e alla reggente Anne d’Autriche durante la Fronda, approfittando della giovane età di Louis XIV.

Sapete, il matrimonio tra un principe del sangue e una “illegittima”, se pure figlia del re, fece allora grande scandalo, ma pare che la stupefacente dote di un milione di livres, accompagnata da importanti cariche istituzionali a carattere ereditario, abbia fatto ingoiare il boccone amaro ai Bourbon-Condé. E ormai è da parecchio che non se ne parla più.

Ora Louise-Françoise ha un amante fisso, Armand de Madaillan de Lesparre, marchese di Lassay, nobile di provincia di bell’aspetto, che grazie alla sua intelligenza, ad accorti investimenti finanziari e a una comprovata maestria nell’arte seduttiva è salito ai vertici della scala sociale.

Quando la duchessa ha acquistato i terreni per costruire la sua nuova residenza -per la quale si è ispirata addirittura al Grand Trianon di Versailles- lo ha fatto con l’intenzione di donarne una parte al marchese di Lassay, il quale ha accettato di buon grado di costruire a sua volta un palazzo a fianco di quello della sua beneamata.

Che dispendio di ricchezze in questi due palazzi che si ergono maestosi l’uno accanto all’altro come fratelli quasi gemelli. Nel famoso plan de Turgot del 1739 si mostrano in tutta la loro potenza.

E ora forza, tutti a bordo della DeLorean che ci dobbiamo spostare un po’ più avanti nel tempo. Piano, piano, non spingete, per favore.

Parigi 1791: la Rivoluzione ha sconvolto il paese, la città è irriconoscibile. Il palais Bourbon è stato confiscato e dichiarato bene nazionale. Presto ospiterà l’école polytechnique, ma con l’avvento del Direttorio sarà sede del Conseil de Cinq-cents. Ammiriamolo, osserviamolo in ogni più piccolo dettaglio finché siamo in tempo, perché architetti e muratori sono già qui.

Concerto davanti all’Hôtel de Lassay

Tra le sue mura fervono i lavori: occorre un emiciclo per riunire il consiglio. Quale posto migliore dei “grands appartements” della duchessa? Tra polvere e calcinacci, le antiche vestigia dell’aristocratico palazzo di Louise-Françoise lasciano il posto alle innovazioni repubblicane.

E poi si deciderà di unire il palais Bourbon al suo quasi gemello, l’Hôtel de Lassay, per mezzo di una galleria a vetri e si ottimizzeranno gli spazi per adeguarli alla nuova funzione. Meno male che la duchessa di Bourbon è scomparsa da tempo e non ha potuto vedere lo scempio che la Rivoluzione ha fatto della sua dimora.

Altra corsa in macchina fino al 1806: Napoleone Bonaparte è imperatore dei francesi. Si decide di mettere mano alla facciata nord del palais Bourbon per adeguarla alle necessità del momento.

Un peristilio di dodici colonne e una scalinata di trenta gradini conferiranno alla facciata uno stile nobile e vagamente religioso, oltre a impedire che il dosso del pont de la Concorde la nasconda alla vista.

Palais Bourbon

Si racconta che Napoleone, scontento del risultato, abbia rimpianto per un momento di non essere più tenente d’artiglieria: avrebbe molto volentieri dato l’ordine di cannoneggiare la nuova facciata. E conoscendo il tipo, non stento a crederci.

Il peristilio ha avvolto ormai tra le sue spire neoclassiche l’elegante facciata originaria, creando uno spazio tra le due che ha permesso di costruire una sala delle guardie e un’altra dedicata all’imperatore, dove prepararsi per la seduta d’apertura della sessione.

Da questo momento in poi si susseguiranno infiniti cambiamenti che faranno del palais de Bourbon la sede ufficiale dell’Assemblée Nationale.

Risaliamo sulla DeLorean e torniamo ai giorni nostri. Parcheggiamo l’auto con discrezione per non attirare sguardi curiosi e varchiamo il cancello ben sorvegliato della camera dei deputati francese.

Palais Bourbon
La biblioteca

C’è un concerto in giardino, una musica dolce accompagnerà la nostra visita nelle stanze del potere.

Anche se il Palais de Bourbon ha assunto nel tempo un’allure da edificio istituzionale, le sale raccontano ancora la ricchezza della dimora della duchessa: si cammina su pavimenti di marmo, si alzano gli occhi a soffitti splendidamente lavorati, ci si perde negli ori delle decorazioni.

La biblioteca è magnifica: sobria, elegante, straordinariamente ricca di volumi preziosi, molti dei quali provengono dalle raccolte di aristocratici e religiosi fuggiti all’estero al tempo della Rivoluzione.

Il soffitto è opera di Eugène Delacroix, che vi lavorava nello stesso periodo in cui si occupava di un altro importante soffitto, quello del palais du Luxembourg, sede del Senato (qui l’articolo). Che doveva fare il povero Eugène per non scontentare le due camere del parlamento…

Hôtel de Lassay

Quando poi, percorrendo un lungo corridoio, si entra nell’Hôtel de Lassay, sembra davvero che niente sia cambiato da quando per queste stanze camminava il marchese. Il linguaggio è quello aristocratico dell’Ancien Régime, che si racconta attraverso marmi pregiati e stucchi dorati, stoffe preziose, dipinti pieni di luce e boiseries.

La tavola è apparecchiata per una cena di gala: le porcellane e i cristalli, l’argenteria e gli smalti scintillano sulla tovaglia candida.

Il giardino occhieggia invitante attraverso le finestre: un delicato profumo di fiori penetra all’interno e si sposa con le composizioni colorate che portano la bellezza senza fronzoli della natura nelle sale opulente.

È arrivato il momento di uscire. Scendiamo lentamente gli scalini e voltiamoci indietro un’ultima volta: i lampadari scintillano dietro i vetri chiusi, ingioiellando di luce le stanze che abbiamo appena lasciato.

La pallida eco di una musica barocca arriva fin qui dal cortile, portando con sé ricordi di un tempo che ora non è più. Ma noi potremo ancora salire sulla DeLorean ogni volta che ne avremo voglia.

Per un tour virtuale del palais Bourbon, vi rimando a questo video di Secrets d’histoires.

2 Comments

    • bgcastaldo

      Super grazie Elena! Un luogo molto intrigante da visitare, lo consiglio vivamente. Il prossimo settembre ci sarà una nuova edizione de “les journées du patrimoine”… io ci farei un pensierino 😉

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