La Cour du Commerce Saint-André è una stretta via, parzialmente coperta da un pregevole soffitto, che conduce direttamente nel passato.
Non importa che unisca tra loro tre delle strade più animate del quartiere Saint-Germain-des-Prés. Qui tutto è storia, persino le pietre dell’acciottolato un po’ sconnesso.
A un primo sguardo, questo passage à ciel ouvert sembra avere un’ aria per bene, molto so Paris e terribilmente fotogenica.

©Frammenti di Parigi
Non lasciatevi ingannare.
Se vi soffermerete un momento, sentirete i muri ribollire di sdegno, i tavoli dei caffè dissertare con linguaggio forbito, le piccole stanze sotto i tetti abbandonarsi alla passione e i retrobottega cigolare sinistramente.
La Cour du commerce Saint-André è rossa. Rossa come il sangue, come la rabbia, come l’amore, rossa come l’ingegno.
Una vecchia storia
La sua storia ha inizio nel XVIII secolo. La prima parte della Cour fu costruita tra il 1730 e il 1735. Al tempo, costeggiava un terreno alberato dal pittoresco nome di Jeu de Boule de Metz, che occupava l’antico fossato della cinta muraria di Philippe Auguste. Era uno spazio adibito alla pratica del jeu de paume, uno sport molto in voga.
Negli anni successivi, il passage fu prolungato a discapito, ahimè, di questo ameno terreno, che fu accorpato alla Cour con buona pace degli sportivi.

Alcune vestigia delle mura sono sopravvissute fino ai giorni nostri. Peccato che per poterle vedere si debba entrare nel ristorante al numero 4, Un Dimanche à Paris, che ospita i resti di una torre. Ma ci potrebbe scappare una deliziosa merenda gourmand.
Questo, però, non è l’unico segreto della Cour du commerce Saint-André.
Se ascoltate bene, la sentirete vantarsi di essere stata il rifugio prediletto di scrittori, filosofi e rivoluzionari. È un tantino vanitosa, lo so, ma vale la pena di starla a sentire.
Le Procope
In questa stretta stradina si davano appuntamento i grandi pensatori del secolo dei Lumi. Sedevano ai tavoli del Café Procope, il cui ingresso posteriore, corredato di un’elegantissima terrasse, si apre nella piccola via.

Si tratta del caffè più antico di Parigi, inaugurato nel lontano 1686, assiduamente frequentato dagli Enciclopedisti.
Voltaire, Rousseau, d’Alembert e Montesquieu si incontravano qui. Pare addirittura che Diderot abbia scritto a Le Procope alcune voci dell’Enciclopedia.
A partire dal 1789 la musica cambiò: il fortepiano lasciò il posto al rullo di tamburo.
A Le Procope si riuniva il club dei Giacobini. Mirabeau, Robespierre e Camille Desmoulins erano habitués.
Anche Marat, Danton e i membri del club dei Cordeliers si sedevano ai tavoli de Le Procope. L’atmosfera si fece incandescente.
E la Cour si colorava sempre più di rosso.
Il Café Procope era un vero e proprio quartier generale della Rivoluzione. Si racconta che i cappelli frigi fecero la loro prima comparsa qui, quando fu deciso l’attacco alle Tuileries, il 10 agosto 1792.
Durante la Rivoluzione
George Jacques Danton abitò per cinque anni al numero 20 della Cour du commerce Saint-André, fino al giorno dell’arresto, il 30 marzo 1794.
Purtroppo, nel 1875 il prolungamento del boulevard Saint-Germain ha tagliato via una parte della Cour e lo splendido appartamento del celebre rivoluzionario, sette stanze riccamente decorate, non è stato risparmiato dal progresso.
Là dove si trovava la casa di Danton c’è ora una sua statua, che pare osservare il traffico del boulevard con malcelato fastidio.

Durante il periodo rivoluzionario, al numero 8 della Cour aveva sede una tipografia che stampava L’ami du Peuple, il giornale di Marat.
Con una tiratura di duemilacinquecento copie, era distribuito nei caffè e nei luoghi pubblici. Riusciva a raggiungere fino a trentamila persone, diffondendo tra la popolazione le idee nuove.
Leggenda vuole che il cittadino Marat scrivesse i suoi articoli a Le Procope. Quando aveva finito, suonava una campana – che si può vedere ancora oggi davanti a una finestra all’ultimo piano del Café – perché qualcuno dalla tipografia venisse a ritirarli per mandarli in stampa.

Nel 1792, al numero 9 e 19 si trovavano rispettivamente l’atelier e il magazzino di monsieur Jean-Tobie Schmidt, fabbricante di clavicembali. Meccanico e inventore, Schmidt aiutava due distinti dottori, Antoine Louis e Joseph Ignace Guillotin, a mettere a punto una nuova macchina per le esecuzioni capitali.
I primi esperimenti con il marchingegno, che fu chiamato ghigliottina, ma soprannominato Louison, giusto per attribuire a entrambi i dottori il merito dell’invenzione, si svolsero nel magazzino di Schmidt.
Rifugio di intellettuali
Passarono gli anni e all’inizio del XIX secolo, la Cour du Commerce Saint-André cambiò frequentatori. Ai tavoli de Le Procope sedevano scrittori e intellettuali, come Musset, George Sand, Verlaine e Anatole France.

Al numero 2, dove un tempo si trovava l’Hôtel de Rouen, dal 1831 al 1841 abitò Charles Augustin de Sainte-Beuve. Nel suo deux-pièces ammobiliato al quarto piano, il famoso critico letterario, poeta e scrittore riceveva segretamente Adèle Hugo, moglie di Victor, con cui aveva una relazione. Di rosso passione si tinge la Cour.
Nello stesso periodo, al numero 7 si trovava il cabinet de lecture de Blosse, frequentato da Honoré de Balzac. Tanto ne fu ispirato, che volle menzionarlo nel suo Illusions perdues, nel 1837.
E quando dicevo che anche i ciottoli hanno un valore storico, non stavo scherzando.
Se vi spostate nel braccio laterale del passage, che si trova all’altezza del ristorante Un Dimanche à Paris, noterete nella pavimentazione una pietra più grande delle altre.
Di forma quadrangolare, presenta particolari scalfitture sulla superficie. Si tratta di una pierre à bois, che, come suggerisce il nome, veniva usata nelle corti dei palazzi per tagliare la legna da ardere.
L’inaccessibile Cour de Rohan
Il fascino di questo piccolo passage ha stregato anche Balthus, che aveva il suo atelier nell’adiacente Cour de Rohan. Un cancello la separa dalla Cour du Commerce Saint-André, ma se lo trovate aperto, vale la pena di entrare a dare un’occhiata.

©Frammenti di Parigi
Altrimenti provate a entrare da rue du Jardinet, una strada strettissima che risale al XIII secolo. Anche qui c’è un cancello che protegge i fortunati abitanti dalle intrusioni dei curiosi, ma chissà che questa volta non siate più fortunati.
Attraverserete tre piccole corti una dietro l’altra, vi imbatterete in un pozzo, in un pas-de-mule, una specie di tripode in ferro battuto che serviva per montare a cavallo con un certo agio, e in un’altra vestigia delle mura di Philippe Auguste.
Gli edifici antichi, un acciottolato che ha sfidato i secoli e i rampicanti che ornano le facciate fanno della Cour de Rohan un luogo senza tempo.
Creata nel XV secolo, deve il suo nome all’Hôtel de l’Archevêque de Rouen, che sorgeva lì vicino.

All’origine di questa corte dall’allure di villaggio di campagna c’è un insieme di edifici che il re Henri II fece costruire per la sua amante, Diane de Poitiers.
Dal 1936 Balthus dipinse qui le sue opere, in un atelier inondato di luce e avvolto dalla pace e dalla tranquillità di questo luogo segreto. Dedicò un quadro all’adiacente Cour du commerce Saint-André, gettando uno dei suoi sguardi penetranti alla vita che scorreva tra quelle mura.
Due passi nella storia
E prima di tornare tra la pazza folla del boulevar Saint-Germain, fermatevi ad ammirare la facciata Art nouveau del Relais Odéon, che da sola vale la visita.

©Frammenti di Parigi
Se invece condividete lo spirito rivoluzionario del luogo, l’ideale è La Jacobine, una sala da tè ristorante che espone in vetrina dolci a cui è impossibile resistere e all’interno pannelli che inneggiano alla rivolta.
Insomma, lo avete capito. Se avete voglia di fare due passi nella storia, di calcare le orme dei grandi pensatori, di gridare all’ingiustizia sociale assieme a chi ha fatto la Rivoluzione o semplicemente di prendere un tè con il naso in un libro chiacchierando con George Sand, la Cour du commerce Saint-André è il posto che fa per voi.

- Cour du commerce Saint-André, Paris 6ème – ingressi:
- 130 boulevard Saint-Germain
- 61 rue Saint-André-des-Arts
- 19 rue de l’Ancienne Comédie
Mi piace moltissimo come scrivi e come mi porti a scoprire angoli inconsueti di Parigi, pieni di fascino di storia. In assoluto il mio blog preferito su Parigi!
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Barbara