La preghiera silenziosa di Notre Dame

Ogni volta che prendo un taxi rientrando a Parigi da un viaggio, durante tutta la corsa sto con il naso incollato al finestrino. Cerco piccoli dettagli, scorci familiari a conferma del fatto che sì, sto proprio tornando a casa.

I palazzi in pierre de taille del XIV arrondissement, la cancellata con le punte dorate del Jardin du Luxembourg, la fontana Saint-Michel e il Palais de Justice. E finalmente loro, le torri di Notre Dame, che si annunciano per prime, subito seguite dalla facciata.

Le ammiro in lontananza, mentre il taxi attraversa il pont Saint-Michel portandomi sull’Île de la Cité.

Notre Dame dal pont Saint-Michel
©Frammenti di Parigi
Una cattedrale e la sua città

Che sia ancora giorno e il sole giochi con le pietre, o che sia già calata la sera e l’illuminazione artificiale ne faccia risaltare il candore contro il cielo scuro, la sua bellezza arriva diritta al cuore.

Qualcuno sostiene che non sia la più bella delle cattedrali di Francia, e posso anche essere d’accordo, ma Notre Dame è speciale. Notre Dame è Parigi.

Si, lo so, il primo monumento che viene in mente pensando alla capitale francese è la Tour Eiffel, e non potrebbe essere altrimenti: la sua sinuosa silhouette strizza l’occhio dalle vetrine dei negozi, tra le merci dei venditori ambulanti, dagli espositori di cartoline, fa capolino qua e là tra i palazzi.

Notre Dame, però, è un’altra cosa. Le sue torri possenti sonnecchiano pigre sull’Île de la Cité, il cuore di Parigi, il suo nucleo originario, e lo fanno da più di ottocento cinquanta anni.

Facciata sud di Notre Dame
©Frammenti di Parigi
Duecento anni di “lavori in corso”

Fu il vescovo Maurice de Sully a sollecitare la costruzione di una nuova cattedrale. Quella dedicata a Santo Stefano era ormai in rovina.

Nel 1163 pose la prima pietra della futura Notre Dame, ma ci vollero più di duecento anni perché la si potesse considerare finita. E poco tempo dopo, si cominciò il restauro delle parti più antiche.

Facciata di Notre Dame al tramonto
©Frammenti di Parigi

Ogni secolo ha aggiunto alla cattedrale qualcosa di suo, trasformandola, arricchendola, finché la storia con le sue intemperanze ha deciso di accanirsi contro questo potente simbolo religioso e politico, fino a ridurre l’edificio in condizioni tali, che si pensò persino di abbatterlo.

Per fortuna Notre Dame fu salvata dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, che assieme ad altri illustri personaggi dell’epoca si batté in favore del restauro. Il principale artefice dei lavori fu l’architetto Eugène Viollet-le-Duc, i cui interventi sulla cattedrale suscitarono all’epoca, e ancora oggi, innumerevoli polemiche.

Un restauro controverso

Si può dire che Viollet-le-Duc abbia completamente ridisegnato Notre Dame seguendo i rigidi principi del “restauro di ripristino”.

Dopo aver accuratamente studiato la struttura, cercò di estrarne quello che, secondo lui, doveva essere lo stile originario, demolendo le parti aggiunte nel tempo e ricostruendo le ipotetiche parti mancanti.

A colpi di martello è cosi risalito a quello che immaginava dovesse essere il progetto originale, infischiandosene di come il tempo aveva trasformato Notre Dame.

Insomma, ci è andato giù pesante, come dice il mio amico Emanuele, con cui è impossibile sfiorare l’argomento senza fargli salire il nervoso.

Una delle chimere sul tetto di Notre Dame
©Frammenti di Parigi

E come se non bastasse, Viollet-le-Duc ha personalmente disegnato e poi aggiunto un buon numero di chimere, completamente assenti nella cattedrale originale, ma che oramai sono parte di Parigi, come tutto il resto.

Libro di pietra

Nonostante l’affronto, lei, la cattedrale, ne è uscita comunque vincente, e troneggia impassibile là dove batte il cuore della città. Gigantesco libro di pietra, che racconta e si racconta.

Fermatevi sul sagrato a leggere queste pagine che sfidano il tempo. Da qui tutto comincia, anche le strade di Francia.

Ci troviamo in corrispondenza del chilometro zero, come indica la Rosa dei venti nascosta tra le lastre grigie del parvis. Non penso che sia un caso se si trova qui invece che sul piazzale della Tour Eiffel… 

Non tralasciate di camminarci sopra: leggenda vuole che, se lo farete, tornerete di sicuro a Parigi.

Uno spazio sacro

Ogni giorno dell’anno, che piova o tiri vento, con il sole o con la neve, davanti a Notre Dame c’è sempre una lunga fila di turisti.

Trascorrono il tempo dell’attesa cercando l’inquadratura migliore per un selfie o provando a racchiudere la cattedrale tutta intera nel ristretto spazio di una fotografia.

Però, se ci andate al mattino presto -la cattedrale apre le porte alle 7,45- entrerete senza fare la fila. Giusto il tempo di un controllo all’ingresso.

Una volta all’interno, avrete la sensazione di esservi lasciati il mondo alle spalle.

Interno di Notre Dame
©Frammenti di Parigi

E anche se sarete costretti a venire in orari diversi, vi accorgerete che la cattedrale mantiene intatta la sua aura di sacralità.

Lo fa a dispetto delle centinaia di piedi che calpestano le pietre antiche dei suoi pavimenti. Buona parte dei visitatori, infatti, tra un vociare sgarbato e un autoscatto sullo sfondo di colonnati e statue, entra solo per poter dire di esserci stato, indifferente alla mistica bellezza di questo luogo.

Uscite dal flusso della circolazione, che si muove intorno alla navata centrale, e sedetevi un momento sulle piccole sedie impagliate. Potrete ammirare la struttura che s’innalza leggera verso il cielo nella penombra quieta, le vetrate, i giochi di luce.

Osservate i piccoli dettagli che sfuggono a un primo sguardo. Avete notato che i piedi delle colonne sono tutti decorati in modo diverso?

Notre Dame si racconta

Vi basterà quietare il moto perpetuo dei pensieri per sentirete la voce della cattedrale. Vi parla di sé, della sua lunga vita.

Racconta le offese ricevute, i funerali solenni, i matrimoni reali. L’incoronazione a imperatore dei francesi di un generale corso, il Magnificat cantato all’indomani della liberazione di Parigi nel 1944, la messa celebrata in onore delle vittime degli attentati del 13 novembre 2015.

Ascoltatela domandare a tutti quelli che entrano di ritrovare il rispetto gli uni per gli altri.

Ora vi sentite pronti per uscire, il cuore gonfio di emozione e il desiderio di tornare un’altra volta e un’altra ancora.

Nessun problema: avete camminato sul chilometro zero.

Panorama dal pont d'Austerliz
©Frammenti di Parigi

E se volete approfondire la conoscenza con la Notre Dame alchemica, vi invito a leggere un altro articolo di Frammenti di Parigi cliccando qui.

3 Comments

  1. Pingback: La cattedrale alchemica: uno sguardo diverso sulla facciata di Notre Dame | Frammenti di Parigi

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