Pochi sono gli spazi verdi del 2ème arrondissement, ricco di splendidi edifici storici, ma povero di angoli dedicati a Madre natura. Sono appena due. Uno di questi, lo square Louvois, si trova al 69bis di rue de Richelieu, proprio di fronte all’ingresso della Bibliothèque nationale de France.
L’imponente biblioteca, o meglio una parte di essa, è ospitata in quel che resta del palazzo Mazzarino, fatto costruire dal celebre cardinale a partire dal 1646. Custodisce tesori inestimabili, tra cui il papiro Prisse, il più antico libro conosciuto.
Un tempo le sue finestre guardavano quelle dell’Hôtel Louvois, dimora parigina del potente ministro di Louis XIV e dell’Hôtel de Miromesnil. Nel 1793 i due palazzi nobiliari furono rimpiazzati da un teatro, diretto da una ex attrice, che aveva fatto fortuna grazie al favore della regina Marie Antoinette, Mademoiselle de Montansier.
Accusata di aver fatto costruire il suo teatro in quella precisa posizione con l’intento di appiccare il fuoco alla Bibliothèque nationale, mademoiselle Montansier fu arrestata l’anno seguente, in pieno regime del Terrore.
Il teatro fu messo a disposizione dell’Opéra, che lo utilizzò per le sue rappresentazioni fino al 1820. E questo a dispetto della pericolosa vicinanza ai depositi della biblioteca. Ma si sa, gli interessi personali se ne infischiano della coerenza.
Serviva una scusa per eliminare dai giochi la povera mademoiselle Montansier e la più plausibile sembrò quella di farla apparire come un’astuta piromane realista.
La nemesi storica
La dea Nemesi, però, è sempre attenta a distribuire giustizia, come vuole il suo nome, e a riportare l’equilibrio.
La sera del 13 febbraio 1820, il duc de Berry, nipote del re, fu assassinato da un bonapartista, Louis Pierre Louvel, mentre usciva dall’Opéra de la rue Richelieu, o salle Montansier, come veniva familiarmente chiamato il teatro.
In seguito all’efferato delitto, l’edificio fu raso al suolo e al suo posto fu eretta una capella espiatoria, che tanto andava di moda al tempo (vedi chapelle expiatoire di boulevard Haussmann, dedicata a Louis XVI e Marie Antoinette dallo stesso re, Louis XVIII, particolarmente amante del genere).
Nel 1830 la cappella era terminata. Mancavano solo le decorazioni esterne e interne. Ma Nemesi doveva chiudere i conti anche con la dinastia dei Borbone. Scoppiò la Rivoluzione di luglio, che portò sul trono un illustre membro del ramo cadetto, Louis Philippe d’Orleans, discendente diretto del fratello del re Sole.
Niente più cappella espiatoria che, diciamocelo, fa tristezza. Il nuovo re la fece abbattere a beneficio di un’ariosa piazzetta. Nel 1839 si poteva passeggiare nella graziosa place Richelieu, spettegolando allegramente sull’accaduto. Qualche anno dopo, nel 1844, fu aggiunta una monumentale fontana, opera dell’architetto Louis Visconti.
Altro cambio di regime e nuovo progetto per la nostra piazza. Napoleone III, imperatore dei francesi, ne fece un giardino pubblico, inaugurato nel 1859. Un po’ di pace, finalmente per questo tormentato fazzoletto di terra.
Qualche parola sulla star del giardino, la fontana Louvois
Alberi e prati circondarono la fontana, punto focale del nuovo giardino. Realizzata in ghisa e dedicata ai quattro principali fiumi francesi, è molto elegante, a dispetto delle dimensioni, forse eccessive rispetto a quelle dello square.
Durante l’autunno i toni caldi del bronzo delle statue, assieme all’oro delle foglie degli alberi, creano un’atmosfera un po’ fuori dal tempo, che invita a sedersi su una panchina e a lasciare libero corso ai pensieri.
Più la guardo, più mi convinco che è davvero bella questa fontana. In alto ci sono le personificazioni di Seine, Loire, Garonne e Saône, graziose fanciulle dall’aria amabile, poco vestite, come si conviene all’iconografia di ispirazione classica.
Nella parte bassa, invece, alcuni tritoni bambini dall’espressione dispettosa cavalcano grossi pesci squamosi. Ho come l’impressione che stiano meditando qualche scherzetto a danno delle signore del piano di sopra. Che monelli!
Bella, proprio bella la fontana Louvois. Ma che c’entrano i segni zodiacali in questo ambiente acquatico? Sono lì, sul bordo della seconda vasca, alternati a mascaron, che lasciano zampillare dalla bocca gioiosi getti d’acqua.
Perché Visconti li ha voluti nella sua fontana?
Lo Zodiaco
Forse l’architetto voleva rappresentare i mesi dell’anno attraverso i segni zodiacali, come si usava fare nel medioevo. Oppure ha voluto rendere omaggio al Rinascimento, che sosteneva l’influenza del cielo sulle azioni umane e che ha raffigurato lo Zodiaco in un’infinità di opere d’arte, persino nell’appartamento di papa Alessandro VI Borgia in Vaticano.
Mentre gli uccellini cantano a pieni polmoni e due bambini si rincorrono intorno alla fontana, mi viene in mente che lo Zodiaco è anche un simbolo massonico, che non c’entra nulla con la divinazione e l’astrologia. I dodici segni rappresentano l’universo nei suoi molteplici aspetti, incarnati sulla Terra dai diversi caratteri dell’uomo.
Nei templi massonici, i segni zodiacali sono rappresentati sul soffitto, a contornare la volta stellata, secondo la concezione di Platone che li considera cancello del cielo.
Chissà se l’architetto della fontaine Louvois, Louis Tullius Joachim Visconti, nato a Roma e figlio dell’illustre archeologo Ennio Quirino Visconti, molto stimato dall’imperatore Napoleone III, che gli affidò la realizzazione della tomba di Napoleone I a Les Invalides, era in odore di massoneria.
Vai a sapere. Intanto mi godo questo piacevole pomeriggio di sole nello square Louvois, uno degli ultimi prima che l’inverno venga a rubare le foglie dorate e il cielo grigio di pioggia spenga tutti i colori. Fine dei giochi, l’inverno è alle porte. Mi sembra quasi di sentire un trillo di campanelli da slitta in lontananza…