A pochi passi dalla Tour Eiffel, tra austeri ed eleganti palazzi haussmaniani, dal 1901 si erge, sfacciato e impertinente, un palazzo molto singolare: l’immeuble Lavirotte.
Ufficialmente si tratta di una costruzione Art Nouveau e gli elementi naturali abbondantemente presenti sulla facciata, le linee morbide e sinuose, nonché il periodo di costruzione, lo confermano senza ombra di dubbio.
In realtà, però, l’immeuble Lavirotte è qualcosa di più. Vi basterà posare gli occhi su di lui per capire immediatamente che è un esercizio di stile, un virtuosismo che va oltre i canoni distintivi della corrente architetturale a cui appartiene, corrente che ha avuto una vita breve ma intensa (1890-1905 circa), regalando a Parigi meravigliosi esempi della sua genialità.
L’architetto Jules Lavirotte, insomma, per questo edificio ha dato libero corso alla fantasia, senza limiti, senza costrizioni, creando una facciata dove convivono fiori, animali, figure umane, motivi stilizzati e simboli sessuali.
Certo, non lo si può definire un edificio “armonioso” e vi servirà qualche momento per fare pace con il caos generato da elementi in apparente disaccordo tra loro.
Ma se rimarete abbastanza a lungo davanti alla facciata, prendendovi il tempo di osservarne i dettagli uno a uno, vi renderete conto della genialità del progetto e la fluidità delle linee, l’asimmetria decisa e anche un po’ esagerata dell’insieme vi cattureranno, conquistando il vostro favore.

Per comprendere il motivo di tanta libertà espressiva, vi basterà sapere che il committente dell’immeuble Lavirotte era un famoso ceramista dell’epoca, Alexandre Bigot , eccentrico creatore di “ceramiche architetturali”, utilizzate per decorare in modo originale le facciate dei palazzi.
In un momento storico in cui persino l’amministrazione parigina desiderava rompere con il passato e indiceva concorsi per ricercare nuovi stili di facciate, le ceramiche innovative di Bigot, unite alla fantasia di Lavirotte, non potevano che risultare vincenti.

Ed ecco nascere allora uno dei palazzi più bizzarri di Parigi, vincitore del “concours de façades de la Ville de Paris”, con questa declinazione decisamente barocca dell’Art Nouveau. Il premio fu assegnato a Lavirotte in quanto il palazzo che aveva progettato rappresentava “il primo esempio di utilizzo della ceramica in architettura e per giunta su così larga scala”. Lavirotte, come avete potuto constatare anche voi, non si era risparmiato.
Il palazzo, che troverete al numero 29 di avenue Rapp, in un accattivante vis à vis con la Tour Eiffel, fu progettato principalmente per mettere in risalto le ceramiche prodotte da Bigot. Per questo motivo Lavirotte ne ha letteralmente rivestito la facciata a partire dal primo piano, dando vita un vero catalogo a cielo aperto. Una grande varietà di colori, di disegni, di rappresentazioni simboliche, che servivano a sollecitare l’interesse di futuri acquirenti.
I simboli sulla facciata
In questa profusione di decorazioni, si celano numerosi simboli, alcuni molto chiari, altri più difficili da decifrare.
Ve ne propongo alcuni, che godono di maggior fama, e vi lascio decriptare gli altri. Del resto si sa, i simboli hanno diverse sfaccettature, che molto dipendono dall’esperienza personale.
In alto, ai lati della porta d’ingresso, due figure nude, una maschile e una femminile, rappresentano l’Amore. Il loro atteggiamento provocante sembra voler richiamare l’attenzione dei passanti, stuzzicandoli.
Tra i due c’è la Bellezza, ovvero un busto di donna avvolto in una stola di volpe, che si dice fosse simbolo di sensualità.

Per il portone, Lavirotte ha scelto un’immagine potente, un fallo rovesciato completo di testicoli. La lucertola sulla maniglia è un richiamo esplicito all’organo genitale maschile, poiché la parola lézard nell’argot dell’epoca significava “pene”.

La balaustra in pietra del lungo balcone al secondo piano pare sia costituita da tanti genitali femminili uno accanto all’altro e la pianta del vestibolo d’ingresso, che purtroppo non è visitabile se non su esplicito invito di uno dei fortunati abitanti del palazzo, è ancora un fallo.
Ora, vi prego, non pensate che Lavirotte fosse un maniaco sessuale. La propensione all’erotismo, appena suggerito o dichiaratamente esplicitato, era tipica di quel periodo. Si trovano delle rappresentazioni falliche anche nelle opere di Hector Guimard, il creatore dei famosissimi ingressi del métro (che di erotico, mi sembra, non hanno proprio nulla, ma cliccate qui se volete saperne di più).

Dopo aver sostato quasi un’ora davanti a questo strano palazzo scattando foto e sforzandomi di osservare anche le decorazioni dei piani più alti (sono sei in tutto), rischiando, oltre al torcicollo, che i proprietari degli appartamenti chiamassero la polizia, posso affermare senza tema di smentita che l’immeuble Lavirotte è un edificio sconcertante.
Sembra uscito da un racconto fantastico, una favola per bambini popolata di strani personaggi, che al calar della notte prendono vita. Si aggirano furtivi per Parigi, spiando la varia umanità che abita questa città dalle mille sfumature diverse e che, lo sento, non finirà mai di sorprendermi.

E se volete soffermarvi ancora sull’originalità dell’immeuble Lavirotte, fonte di ispirazione per gli artisti, ma anche per chiunque posi su di lui uno sguardo fugace, cliccate qui. Il video si intitola “Un minuto di danza al giorno” e vi darà un’idea di quello che succede per le strade di questa incredibile città.
🙂 grazie