Flânerie nella Parigi di Proust

Marcel Proust e Parigi. Un rapporto stretto, intimo, disincantato, quello che lo scrittore ha avuto con la città in cui è nato e ha trascorso la vita.

Nelle sue opere, soprattutto ne La Recherche, non è sempre facile rintracciare la Parigi dei suoi giorni, spesso nascosta da sovrapposizioni, miscugli ingegnosi di realtà e fantasia. Molto più semplice è invece camminare sui suoi passi, sedere là dove lui si è seduto e osservare la città con gli occhi dell’innamorato che conosce tutto dell’amata, anche i difetti.

Una passeggiata un po’ sognante, un viaggio indietro nel tempo, che segue le tracce di Marcel Proust tra la Belle Époque e gli anni difficili del dopo guerra, quando le ferite inferte dalla Prima guerra mondiale stentavano a guarire.

La Parigi di Proust alla fine del XIX secolo

Al di là delle parole che lo hanno reso immortale, ci piace ricordarlo così, in questo 2021 in cui si sono celebrati i centocinquanta anni dalla nascita.

E da dove cominciare se non dal luogo dove tutto ha avuto inizio?

96 rue Jean La Fontaine, 75016

Marcel Proust nacque in una grande casa di campagna ad Auteuil, che all’epoca era ancora un grazioso villaggio alle porte di Parigi, dove i ricchi borghesi cercavano un po’ di riposo dagli affari. Cinta da un bel giardino fiorito, in cui gorgogliava una fontana, la casa era di proprietà del prozio materno, Louis Weil, il luogo ideale dove aprire per la prima volta gli occhi sul mondo.

La madre di Proust, Jeanne Weil
Maman, Jeanne Weil
9 boulevard Malesherbes, 75008

Nel 1873, quando Marcel aveva due anni, la famiglia Proust lasciò rue Roy per boulevard Malesherbes. Abitavano in un appartamento di sette stanze al primo piano di un edificio nuovo, dotato di ascensore e salle de bain. Non molto elegante, però, e con vista sulla stretta rue de Surène.

Il quartiere de la Madelaine e soprattutto l’omonima piazza diventeranno il regno di Proust: il ristorante Chez Larue per le cene nella pourpre un peu crue del suo décor; il Café restaurant Weber, dove dedicarsi alle distrazioni e alle conversazioni frivole; la farmacia di rue de Sèze, dove rifornirsi di polvere per le inalazioni contro l’asma; il negozio Trois-Quartier dove rimpiazzare gli ombrelli che smarriva di continuo.

place de la Madeleine, dove Prous avevva ses abitudes
place de la Madeleine
8 rue du Havre, 75009: il liceo Condorcet

Marcel Proust entrò al lycée Condorcet nel 1882 in classe de cinquième. I genitori scelsero questo liceo, dove Mallarmé era professore d’inglese, perché la disciplina non era troppo rigorosa e aveva il vantaggio di essere a poca distanza da casa.

Nonostante le crisi d’asma, che gli complicavano molto la vita, costringendolo a numerose assenze, Proust riuscì a completare gli studi con profitto.

Proust al lycée Condorcet
Proust (a sinistra nella fila centrale) al liceo Condorcet

L’insegnante di lettere Maxime Gaucher fu il primo a notare il talento letterario di Proust e spesso gli domandava di leggere i suoi temi davanti alla classe, che non apprezzava molto il suo stile ricercato.

Alla fine dell’anno scolastico1887-88, Proust ottenne il primo premio di composition française.

45 rue de Courcelles, 75008

Nel settembre 1900, Madame Proust rientrò da Évian, dove passava le acque, per sovrintendere al trasloco della famiglia in un nuovo appartamento in rue de Courcelles, angolo rue Monceau, al primo piano di un edificio signorile e austero, che si affacciava su place du Pérou.

Gli spazi erano tali che i coniugi Proust dormivano in camere separate, Marcel e il fratello Robert avevano una stanza ciascuno e il professor Adrien il suo ambulatorio medico.

Adrien e Robert Proust
Adrien e Robert Proust

Alla fine del 1903, Adrien morì, all’indomani della nascita della figlia di Robert, che nel frattempo si era sposato e aveva lasciato la casa paterna. Marcel restò solo con la madre, che si spense due anni più tardi.

Proust abbandonò l’appartamento, ormai divenuto troppo grande, il 27 dicembre 1906, e traslocò in boulevard Haussmann.

102 boulevard Haussmann, 75008

È a questo indirizzo che Proust scrisse la maggior parte delle sue opere. Un appartamento di sei stanze, appena più piccolo di quello paterno appena lasciato, che apparteneva al prozio Louis Weil, un vero e proprio esempio, secondo Marcel, del cattivo gusto della borghesia.

Ce n’est même pas démodé dans le sens charmant du mot

scriveva a un’amica della madre.

boulevard Haussmann

Il rumore del boulevard, il polline degli ippocastani, che gli provocava violente crisi d’asma, erano gli inconvenienti con cui doveva fare i conti ogni giorno. Per ovviare almeno al rumore, fece tappezzare di sughero i muri della sua camera da letto, che si affacciava sul boulevard.

3 rue Royale, 75008: Maxim’s

Il ristorante Maxim’s, fondato nel 1893 da Maxime Gaillard, ex garçon de café, era il luogo dove tutti amavano mostrarsi.

Proust ci andava spesso assieme all’amico musicista Reynaldo Hahn. I tavoli più richiesti erano quelli del cosiddetto omnibus, il corridoio che conduceva alle sale, perché da lì passavano tutti i clienti: le demi-mondaines, come la Belle Otero e Liane de Pougy, e i membri più in vista dell’alta società, come la principessa di Chimay e il principe di Galles.

Il ristorante Maxim’s
15 place Vendôme, Hôtel Ritz

Dopo la morte dei genitori, Proust si servì dell’Hôtel Ritz per i suoi ricevimenti privati.

Personaggio a tutti gli effetti ne La Recherche, il Ritz divenne per lui una seconda casa, tanto da essere spesso citato anche nella corrispondenza privata.

Des dames en chemise de nuit ou même en peignoir de bain rôdaient dans le hall en voûte, en serrant sur leur coeur des colliers de perles

scriveva delle abitudini delle ricche ed altolocate signore che scendevano al Ritz.

Negli corso degli anni, si guadagnò l’amicizia del primo maître d’hôtel, Olivier Dabescat, che lo erudiva sull’etichetta del gran mondo, gli riferiva pettegolezzi e informazioni personali su nobili e personaggi importanti.

L’Hôtel Ritz nel 1920

Ebbe anche una relazione con un valet de pied dell’hôtel, Henri Rochat. Il rapporto lo stancò subito, ma dovette sopportare a lungo le insistenze di Rochat.

Con l’arrivo della sua nuova governante nel 1914, madame Céleste Albaret, che pare non amasse cucinare, Proust frequentò ancora più assiduamente il Ritz.

Negli ultimi anni, quando abitava in rue Hamelin, già molto malato, mandava il suo autista Odilon Albaret, marito di Céleste, al Ritz a qualsiasi ora, per cercare qualche pietanza di cui aveva desiderio, o una birra alla spina, o un gelato alla fragola e lampone.

44 rue Hamelin, 75016

Marcel Proust traslocò al 44 di rue Hamelin il primo ottobre 1919, poco prima di sapere di aver vinto il Prix Goncourt per All’ombra delle fanciulle in fiore.

Un appartamento di cinque stanze al quarto piano, in cui i mobili di famiglia erano ammassati nel salotto e nella sala da pranzo, che servivano da deposito.

Alle pareti i dipinti Jacques-Émile Blanche che raffiguravano Maman, il professore Adrien Proust e Marcel stesso.

Ritratto di Proust di J.E. Blanche

In camera da letto il comodino era ingombro dell’occorrente per le inalazioni, di penne e inchiostro e di quaderni su cui scriveva incessantemente. Le finestre restavano sempre oscurate da tendaggi pesanti.

In questo appartamento Proust si spense sabato 18 novembre 1922, all’età di cinquantuno anni.

Termina qui la nostra flânerie nella Parigi di Marcel Proust. La città di oggi è molto diversa, è vero, ma ancora capace di evocare il fantasma della Parigi che fu, con i boulevard, i palazzi haussmanniani, i cafés.

Ma se non bastasse, la cercheremo tra le note di una sonata per pianoforte, tra i petali delicati di una cattleya, in una madeleine bagnata nel tè.

E tutt’a un tratto il ricordo è apparso davanti a me. Il sapore era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray, quando andavo a dirle buongiorno nella sua camera da letto, zia Léonie mi offriva dopo averlo intinto nel suo infuso di tè o di tiglio

Dalla parte di Swann

E se vi va di ascoltare Jean Cocteau che parla dell’amico Marcel Proust, clic qui.

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