“Il guardare è ben diverso dal vedere. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza”
Oscar Wilde
Passeggiando lungosenna in direzione del Louvre, lo sguardo è calamitato dalle luci e dalle ombre del volubile cielo parigino che si specchiano nella cupola vetrata del Grand Palais.
Invitano ad affrettare il passo per raggiungere una delle zone più eleganti e straordinarie della città, adagiata tra la Senna e gli Champs Élysées.
Qui si trova la Parigi più grandiosa, splendente d’oro e d’ardesia, che mostra orgogliosa tutta la sua magnificenza, la Parigi che lascia senza fiato.
E qui si possono ammirare tre gioielli dell’architettura, ideati e costruiti l’uno accanto all’altro in occasione dell’Esposizione Universale del 1900, tre simboli della città che tutto il mondo conosce: il pont Alexandre III, il Grand e il Petit Palais.

Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris
Se al Grand Palais si entra principalmente per mostre ed eventi, il Petit Palais, capolavoro dell’architetto Charles Girault, è il museo delle Belle Arti della città dal 1901.
Apre le porte gratuitamente a chi desidera visitare le sue collezioni permanenti, che datano dall’antichità classica al 1900.
Saltuariamente ospita anche esposizioni temporanee, per le quali, invece, è necessario il biglietto.

Tuttavia, non è solo per l’arte che si viene qui.
Si viene anche per ammirare l’eccezionale bellezza di questo palazzo, alto esempio dell’audacia architetturale dell’epoca.
Con i suoi volumi morbidi, i ricchi decori, il Petit Palais è inondato dalla luce naturale, che penetra attraverso le grandi finestre, dando l’illusione di trovarsi all’aperto.
Si viene per scoprirne dettagli e prospettive, per passeggiare nel piccolo, incantato giardino racchiuso tra le sue mura, così pieno di fascino, con le sue essenze esotiche, i bacini d’acqua bordati di mosaici, il raffinato colonnato.
E si torna, perché è impossibile carpirne tutti i segreti in una sola visita.

Atmosfera Belle Époque
Io ci vengo ogni volta che posso: mi siedo a uno dei tavoli del caffè, allineati discretamente sotto il porticato, e mi immergo nell’atmosfera Belle Époque che avvolge questo luogo silenzioso e che pare lontanissimo dall’allegra confusione dei vicini Champs Élysées.
È una sorta di universo parallelo, in cui non mi sembrerebbe poi tanto strano vedere seduta al tavolo accanto al mio l’affascinante Femme aux gants di Charles Giron, stretta nel suo abito di pizzo nero da pomeriggio, il cappellino ornato di piume e gli eleganti guanti lunghi fino al gomito.
Bonjour madame…

Sorseggiando il mio tè, lascio che il giardino si sveli a poco a poco, seguendo i mutamenti della luce.
Respiro il profumo che sale leggero dai fiori, mi estraneo dal mondo, permettendo ai pensieri di vagare liberamente. Come si sta bene qui.
Ma si è fatto tardi, le ombre della sera si allungano sul giardino incantato.
Ancora una cosa però…
Prima di uscire passo a salutare “la signora” di Giron, che sembra sul punto di uscire anche lei. Chissà dove andrà.
È così bella, raffinata, elegante… non mi sorprende affatto che la chiamino La parisienne…

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