L’ermitage di Delacroix al centro di Parigi

Anche se può sembrare impossibile, ci sono momenti in cui Parigi diventa insopportabile.

Succede quando si festeggia qualcosa di importante, una festa nazionale, una vittoria sportiva. La città ferve più del solito: i festeggiamenti, si sa, richiedono una lunga preparazione.

Mentre si organizza l’immancabile sfilata sugli Champs Élysées, l’attraversamento di place de la Concorde, già di per sé complesso, diventa un esercizio di pazienza. Si chiudono al traffico strade, si posizionano bandiere in luoghi difficilmente accessibili, si sistemano transenne, si allestiscono le tribune… Il finimondo, insomma.

Atelier Delacroix ©Frammenti di Parigi

Quindi, quando il clima si fa festoso, per me è vitale cercare un luogo tranquillo dove rifugiarmi e sottrarmi almeno per un po’ alla festa infinita, giusto il tempo di riposare i pensieri.

Un ermitage dove cercare rifugio

In questi casi, chiedo virtualmente asilo a Eugène Delacroix.

Memore delle sue parole (e di un video di qualche tempo fa, per il quale potete cliccare qui) mi rintano a casa sua, al numero 6 di rue de Fürstenberg, nel 6ème arrondissement:

Il giardino del musée Delacroix
Il giardino e l’atelier del musée Delacroix ©Frammenti di Parigi

Mon logement est décidément charmant… La vue de mon petit jardin et l’aspect riant de mon atelier me causent toujours un sentiment de plaisir

(dal diario personale, 28 dicembre 1857)

Così scrisse Delacroix sul suo diario il giorno in cui si trasferì nel nuovo atelier.

La sua casa, al primo piano di un edificio bianco senza troppe pretese chiuso tra corte e giardino, tipico dell’architettura parigina del XVIII secolo, è un luogo segreto, silenzioso, dove i visitatori si muovono in punta di piedi, come se temessero di disturbare il maestro a lavoro.

Mi viene difficile definire “museo” questo spazio, perché non ne ha proprio l’aria. Le opere appese alle pareti, le collezioni personali di Delacroix, le sue eleganti cassettiere in legno intarsiato con il necessaire da pittura, i diari personali, i quaderni di schizzi, i pennelli e le tavolozze fanno pensare che debba tornare a casa da un momento all’altro.

carnet de voyage di Delacroix
Carnet de voyage au Maroc, 1832 ©Frammenti di Parigi
Casa e lavoro

Eugène Delacroix si trasferì in questo appartamento per questioni di lavoro.

Dieci anni prima aveva ricevuto l’incarico di decorare una cappella della chiesa di Saint-Sulpice, ma a causa di impegni pressanti, non aveva potuto dedicarsi alla commessa sino a quel momento.

Ormai stanco e affaticato, sapeva di non poter sostenere quotidianamente il lungo tragitto dal precedente atelier alla chiesa, perciò fu felice di trovarne uno nuovo con l’aiuto di un amico. Una sistemazione tranquilla e luminosa, a poca distanza dalla cappella che doveva affrescare, dove visse fino alla morte, avvenuta il 18 agosto 1863.

La scala che conduce all’appartamento la fece costruire lui e di lui parla. Importante ma non sfacciata, sobria ed elegante, aperta verso l’esterno ma intima.

La scala che conduce all’appartamento ©Frammenti di Parigi

Il muro rosso, in alto sul pianerottolo, e il busto del padrone di casa che vi si staglia imponente mettono un po’ in soggezione, ma basta penetrare nelle piccole sale per immergersi nella vita quotidiana eppure grandiosa di quest’uomo eccezionale.

L’appartamento è organizzato intorno a un piccolo corridoio su cui si aprono la sala da pranzo, la camera e il salotto. Oggi ospitano le collezioni del museo: pitture, disegni, stampe, scritti di Delacroix e dei suoi ammiratori.

L’ultima stanza, che un tempo era la sua biblioteca, conduce invece all’atelier e al giardino.

Qui ci si può sedere a leggere, scrivere, guardare i video proposti dal museo o semplicemente fermarsi ad assaporare le sensazioni che le stanze precedenti hanno suscitato in noi prima di scendere le scale esterne e proseguire la visita.

La scala che conduce all'atelier e al giardino
L’ingresso dell’atelier e il giardino ©Frammenti di Parigi
L’atelier

Nel piccolo giardino circondato da mura, quello che lui stesso definiva il suo ermitage nel cuore di Parigi e che volle ricco di piante di varietà diverse, Delacroix fece costruire l’atelier, illuminato da una grande vetrata e da finestre più piccole. 

È il luogo più intimo e suggestivo dell’intero museo, quello dove ancora si respira il fervore creativo, la smania di capire, di migliorarsi, di innovare, la stessa che si legge nei suoi occhi scuri.

Circa settant’anni dopo la morte, nel 1932, la sua casa divenne un museo grazie all’intervento di un gruppo eterogeneo di persone, composto da pittori, collezionisti e conservatori, spinti dall’ammirazione per il grande artista e dal rischio di demolizione che minacciava l’ultimo luogo in cui aveva lavorato e vissuto.

Il giardino ©Frammenti di Parigi

Nessuno di loro lo aveva conosciuto o gli era in qualche modo legato, ma osservando e studiando le sue tele, leggendo i suoi diari, che erano stati pubblicati per la prima volta nel 1893, avevano imparato a stimare profondamente quest’uomo così grande, che nascondeva fragilità molto umane.

Museo nazionale

Nel 1971, il musée Delacroix divenne un museo nazionale e successivamente fu dichiarato monumento storico. Oggi è collegato al musée du Louvre, con tutti i benefici che ne conseguono. Acquistando il biglietto d’ingresso in uno dei due musei, si entra gratuitamente nell’altro, purché lo si faccia entro quarantott’ore.

Un’occasione da non mancare, anche perché le opere cambiano a seconda delle stagioni o dell’esposizione annuale. Se ne scoprono di diverse a ogni nuova visita.

Autoritratto con gilet verde, 1837 ©Frammenti di Parigi

Tornando più e più volte, approfondiamo la conoscenza con Delacroix. Un artista dalla personalità complessa, celata dietro lo sguardo che ci osserva percorrere le stanze della sua casa.

Non andatevene prima di aver sostato a lungo nel piccolo giardino incantato: prendete dalla cesta di vimini uno dei libri messi gratuitamente a disposizione, mentre il sole del pomeriggio allunga le ombre degli alberi sulla facciata candida dell’atelier, sfuma i colori vellutati delle rose, ingentilisce il verde intenso della vite.

Stare qui è riconciliarsi con il mondo, è ritrovare un po’ di pace, è riempirsi di bellezza per affrontare con energia la vita al di là di queste vecchie mura.

Delacroix
In giardino ©Frammenti di Parigi

3 Comments

  1. Pingback: Il tempo e le paulonie | Frammenti di Parigi

  2. Elisabetta Doniselli

    Ho un ricordo intenso dell’atelier di E. Delacroix, una fucina di colore nascosta da una decorosa dimora bianca, nel vecchio cuore di Parigi.

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