Les couturiers incarnent un des derniers refuges du merveilleux. Ils sont en quelque sorte des maîtres à rêver…
Christian Dior
Davanti all’ingresso della Galerie Dior, attendo il momento di entrare sotto il sole gentile di un sabato d’autunno.
Inganno il tempo guardandomi intorno. Ci sono persone di ogni genere in fila con me. Signore eleganti e un po’ altezzose, fashion blogger vestiti in modo eccentrico, turisti dall’aria spaesata, studenti di moda con il blocco da disegno.
Mi sento un po’ fuori posto. Di moda non ne so un granché. È stata la curiosità a portarmi qui, la voglia di scoprire questa galleria museo che ripercorre la storia della Maison Dior, a partire da quella del suo fondatore.
Non so esattamente che cosa mi aspetta una volta varcata la soglia, ma so che non resterò delusa.
Al 30, avenue Montaigne
Christian Dior si innamorò al primo sguardo dell’Hôtel particulier costruito nel 1865 per il conte Walewski, figlio naturale di Napoleone Bonaparte.
Lo scelse perché sobrio e raffinato, con la sua facciata neoclassica e i balconi di ferro battuto finemente lavorati, ma anche per le dimensioni contenute e l’ottima posizione.
Vi aprì la sua Maison il 15 dicembre 1946. Poche settimane più tardi avrebbe sfilato con la prima collezione.
Cominciò con tre ateliers nel sottotetto, uno studio minuscolo, un salone per presentare le sue creazioni, una cabine, un ufficio di direzione e sei piccole sale prova, racconta Monsieur Dior nelle sue memorie.
Da allora l’Hôtel Walewski, testimone silenzioso di tanti defilé, ha visto salire i gradini della sua splendida scala d’onore donne bellissime: Grace Kelly, Marlène Dietrich, Rita Hayworth…
Il fallait que ce fût 30, avenue Montaigne. Je m’installerai ici et nulle part ailleurs…
Monsieur Dior soprannominò affettuosamente l’hôtel l’alveare: piccole mani operose vi lavoravano giorno e notte per dare vita alle sue creazioni.
Come in un sogno
Al museo si accede non dallo storico indirizzo della Maison, ma da rue François I, proprio dietro l’angolo (all’uscita non mancate di dare un’occhiata alla graziosa piazza François I, in fondo alla strada).
Appena varcata la soglia, s’incontra subito la scala elicoidale, che sale sinuosa ed elegante in mezzo a pareti trasparenti.
Sono gigantesche vetrine per le miniature 3D di oltre 1800 modelli delle creazioni Dior, declinate in tante sfumature di colore, che vanno dal panna al rosa, dal fucsia al pesca, e man mano che si sale, s’incontrano giallo, verde, azzurro, lilla e viola.
Un incanto per i miei occhi che tentano di abbracciare questo arcobaleno haute couture tutto in una volta.
Si ha la sensazione di entrare in un sogno, morbido e lucente come la seta, sfavillante d’argento e d’oro, un regno di favola dove ogni donna è una principessa.
La stella di Dior
Il 18 aprile 1946, mentre si recava a un appuntamento, Christian Dior inciampò in un oggetto in rue Faubourg Saint-Honoré. Stava andando a incontrare l’imprenditore Marcel Boussac, che aveva accettato di finanziare la sua maison de couture.
L’oggetto in questione era una stella di metallo. Dior, che si rivolgeva sempre alla sua voyante per le decisioni importanti, lo interpretò come un segno del destino.
Non aveva mai dimenticato la predizione di una cartomante incontrata da bambino, secondo la quale “le donne avrebbero fatto la sua fortuna”.
La stella diverrà così il simbolo della Maison e il portafortuna di monsieur Dior, che la conservava nel suo studio.
Settantacinque anni di storia
Sono le splendide scenografie create da Nathalie Crinière che ci accompagnano lungo il percorso. Raccontano la storia della Maison in tredici “scene”, cominciando con la nascita del suo fondatore per giungere fino ai giorni nostri.
Al centro del racconto c’è l’evoluzione della Maison negli anni. Dapprima la forte impronta di Christian Dior e i suoi codici stilistici.
In mostra gli abiti della leggendaria collezione New Look, come il tailleur Bar Suit, prima creazione ad accogliere i visitatori, insieme a foto d’epoca, bozzetti, articoli di giornale e memorabilia che hanno il sapore agro dolce della nostalgia.
J’ai dessinai des femmes-fleurs, épaules douces, bustes épanouis, tailles fines comme lianes et jupes larges comme corolles
Poi i sei direttori creativi che sono succeduti a Dior. Ciascuno di loro ha reinterpretato i suoi codici secondo la propria personalità e il proprio tempo.
Sono messi a confronto gli abiti disegnati da Yves Saint Laurent, Marc Rohan, Gianfranco Ferré, John Galliano, Raf Simons, fino ad arrivare a Maria Grazia Chiuri, l’attuale direttore creativo.
La sala della Toile blanche
Il bianco immacolato dei modelli in cotone, prototipo delle future creazioni Dior, è quasi abbagliante. Quando si entra nella sala, tutta questa candida bellezza ci sopraffà.
Sono le prime realizzazioni dell’abito a partire dal bozzetto, la materializzazione dell’idea, soggetta a ripensamenti e modifiche per adattarsi a ciò che lo stilista ha in mente e dalla quale nascerà la creazione finale.
Solo dopo aver osservato a lungo le geometrie perfette, le linee eleganti, l’armonia delle forme, ci si accorge di lei. Seduta a un tavolo da lavoro in camice bianco, una sarta Dior dalle mani fatate mostra ai visitatori la sottile arte del ricamo.
Compone sulla stoffa un disegno di piccole perle e fili lucenti. A voce bassa, senza alzare gli occhi, spiega il suo lavoro e io mi incanto a guardare le dita sottili che guidano l’ago fuori e dentro il tessuto, riproducendo uno i complicati arabeschi che andranno a decorare l’abito.
L’ufficio di Monsieur Dior
Dior, ce génie léger propre à son temps dont le nom magique comporte Dieu et or…
Jean Cocteau
Nel 1951, Dior sistemò il suo ufficio personale in una piccola stanza piena di luce, a fianco dello studio dove lavorava con la sua equipe. Da qui supervisionava l’amministrazione della Maison.
È un luogo intimo, un po’ spartano ma elegante. La scrivania che vediamo davanti alla finestra è quella a cui sedeva Monsieur. Sembra che sia appena uscito. Ha lasciato sul piano, accanto a una matita, i bozzetti di alcuni abiti. Al muro sono appesi i campioni di stoffa per la collezione a cui sta lavorando.
La cabine
Proseguendo lungo il percorso, ci si trova a camminare su un pavimento di cristallo, che ci svela una stanza al piano inferiore, quella in cui le modelle si cambiavano durante le sfilate, la cabine.
È ricostruita nei minimi dettagli, in modo da far percepire al visitatore che l’osserva dall’alto l’agitazione del momento prima di andare in scena. Abiti, accessori, gioielli abbandonati sui tavolini, nella fretta di cambiarsi per la prossima uscita.
La cabine est un monde à part. Comme les loges de théâtre, elle a ses fauteuils, ses lampes et ses miroirs. Comme les loges, elle n’est habitée que par des fées…
Christian Dior
Il Dior ball
Di tutte le sale, questa è la più spettacolare. Sotto un cielo che si trasforma al ritmo di una musica suggestiva, passando da un’alba rosata a una notte punteggiata di stelle, dove le costellazioni brillano nel firmamento, gli abiti da sera risplendono come pietre preziose.
Qui bisogna sostare a lungo, non basta il tempo di una scena. Gli abiti sono tanti, disposti su più piani, la scenografia è complessa, il gioco di luci incantatore.
Forse è per questo che addossati alla parete di fronte al “palco” su cui si esibiscono gli abiti ci sono dei divanetti da cui si può comodamente assistere allo spettacolo finché non siamo sazi.
Un viaggio nella bellezza
Centotrenta abiti, trenta toiles, milleottocento quarantasette miniature in 3D, quadri, fotografie, schizzi, le iconiche bottiglie di profumo ci accompagnano in un viaggio che abbraccia gli oltre settant’anni di vita della Maison Dior.
L’archivio nel tempo è diventato essenziale per i direttori creativi, sempre attenti a rispettare i canoni Dior, rintracciabili solo attraverso gli abiti disegnati da Monsieur.
Per mezzo di aste e acquisizioni di collezioni private, si arricchisce di continuo di capi, accessori, bozzetti e tutto quanto riguarda Christian Dior e il suo lavoro.
E così, tutto diventa estremamente interessante anche per chi di alta moda non si occupa. È la storia di un uomo, di un sogno, un viaggio alla scoperta dell’atto creativo, del savoir-faire artigianale, un percorso costellato di bellezza che non lascia indifferenti.
Galerie Dior 11 rue François I, 75008 Paris
Vi rimando al profilo Instagram di Frammenti di Parigi per una breve tour video (clic qui).
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Tutto superlativo! Solo da DIOR si può ammirare tanta bellezza! Ho lavorato per DIOR circa 26 anni,in pensione da 11, ma seguo ancora la Sua crescita ,un’azienda che mi è rimasta nel cuore ❤️
Per me è stata, invece, una magnifica scoperta.
Grazie Licia ????