Place des Victoires è una piazza circolare come ce ne sono poche a Parigi, tra il primo e il secondo arrondissement, non lontana dal Palais Royal.
Pur facendo parte dell’esclusivo circolo delle place royales (con place Dauphine, place des Vosges, place de la Concorde e place Vendôme), non è molto conosciuta.
Tranquilla e silenziosa, dall’estensione non trascurabile – circa ottanta metri di diametro – chissà perché resta fuori dai tradizionali circuiti turistici.
Mentre la guardo, penso che chiunque arrivi qui, sfidando le recensioni che si trovano in rete, non potrà restare indifferente.
Non aspettatevi, però, niente di spettacolare. Non troverete nessun effetto speciale, di quelli a cui Parigi ci ha abituati, ma solo armonia di forme e colori, rigore architettonico e sobria eleganza.
Il progetto
Gli edifici che la circondano sono tutti pressoché uguali, come prevedeva il progetto originale: archi a tutto sesto al piano terra, oggi appannaggio delle vetrine di negozi chic, un piano nobile con soffitti molto alti, un secondo piano idealmente collegato al primo da pilastri ionici, un terzo piano mansardato, che si apre in un tetto blu di ardesia.
Si tratta di una piazza antica, come suggerisce lo stile, creata nel 1685, e che ha saputo e potuto conservare intatto il fascino del grand siècle.
Mi sembra di sentire un leggero sottofondo di musica barocca, un’aria di Lully mi risuona nella testa, mentre percorro place des Victoires a passo lento e tento di carpirne i segreti.
La osservo da diverse angolazioni, mi fermo, frugo nei dettagli, ma qualcosa mi sfugge. Non riesco a coglierne l’essenza più profonda, l’anima segreta, quel certo non so che, impalpabile eppure reale, che la rende irresistibile ai miei occhi.
Place des Victoires non si svela al primo incontro. E neppure ai successivi. È civettuola, come una dama del suo tempo, poco incline alla conversazione. Per conoscerla bisogna prima conquistarla.
Una vittoria à demi-teinte
Si racconta che la piazza sia nata dal desiderio di un cortigiano di celebrare le vittorie del suo re.
Per capire meglio, però, dobbiamo fare un passo indietro.
Nel 1678, dopo sei lunghi anni tra alti e bassi, la guerra d’Olanda si era conclusa con una vittoria per la Francia. Una vittoria un po’ à demi-teinte, come dicono da queste parti.
Al momento della firma del trattato di Nimègue, infatti, Luigi XIV era stato costretto a restituire parte dei territori conquistati. Il re non doveva essere proprio al settimo cielo, anche perché di questa vittoria si chiacchierava in tutti i salotti.
Perciò un maresciallo di Francia, che in questa guerra si era particolarmente distinto, pensò di omaggiare il sovrano facendo costruire una piazza che celebrasse le sue vittorie.
Ambizioni di cortigiano
Lo zelante cortigiano era François d’Aubusson de la Feuillade, che chiese a Jules-Hardouin Mansard, primo architetto del re e geniale ideatore della galerie des Glaces a Versailles, di disegnare la pianta della futura place des Victoires.
Il luogo scelto era un nuovo quartiere di Parigi, nato attorno al Palais Cardinal, che oggi conosciamo col nome di Palais Royal, fatto costruire dal potente cardinale Richelieu.
Il maresciallo acquistò un palazzo con l’intenzione di creare una piazza al posto del grande giardino, ma il progetto si fece via via più ambizioso e alla fine si decise di abbattere l’intero palazzo e di espropriare quelli vicini.
La grande statua del re, da porre al centro della piazza, aveva bisogno di spazio per essere valorizzata.
Un re senza cavallo
In marmo, opera dello scultore Martin Desjardins, la statua ritraeva il re in piedi in abito da incoronazione. Quattro schiavi in bronzo furono posti ai lati.
Come potete immaginare, non è sopravvissuta alla Rivoluzione.
Al suo posto furono eretti nell’ordine: una piramide in legno, la statua del generale Desaix, eroe dell’epopea napoleonica, e infine una nuova statua di Luigi XIV.
Questa volta, però, si optò per l’aggiunta di un cavallo e per un cambio d’abito del re.
Quello che vi guarda oggi con aria fiera dall’alto della sua cavalcatura, è un imperatore romano, con tanto di corona d’alloro, due impertinenti baffetti e una parrucca bouclée.
Una piazza dalla bellezza sobria, dicevamo, che forse non colpisce al primo sguardo, una semplice rotatoria, secondo qualcuno, ma dove spesso si incontrano artisti seduti a disegnare. Un motivo ci sarà…
Se verrete qui senza fretta, disposti all’ascolto, sono certa che place des Victoires vi racconterà una storia, quella di un re orgoglioso, che ha troppo amato la guerra, e dei suoi oltre settant’anni di regno, durante i quali ha lasciato una traccia indelebile nell’arte e nella cultura di questo paese.
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