Pronti per una passeggiata sulle tracce degli scrittori che un tempo animavano il quartiere più glamour di Parigi?
In verità, a Saint-Germain-des-Prés le case abitate dalle parole sono così tante, che è impossibile condensare una passeggiata letteraria in sole cinque tappe. Sono decine e decine gli indirizzi da cercare sulla carta, le facciate da scrutare con attenzione, immaginando la vita degli illustri inquilini di un tempo dietro i muri.
Perché si sa, Saint-Germain è stato a lungo un quartiere di e per artisti. Nel corso del XIX secolo, era il luogo d’incontro preferito degli scrittori, ma durante una passeggiata era facile scambiare due parole anche con pittori come Delacroix e Ingres, oppure con attori del calibro di Mounet-Sully. Insomma, l’arte abitava già allora a Saint-Germain.

Nel XX secolo, poi, con l’avvento dei caffè letterari, Saint-Germain divenne il quartiere degli intellettuali per eccellenza.
Qui si davano appuntamento i protagonisti del surrealismo e dell’esistenzialismo. I surrealisti Apollinaire, Aragon e André Breton erano di casa, ma gli esistenzialisti Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre non erano da meno.
Il teatro d’avanguardia di Samuel Becket andava in scena al Babylon e all’Odéon e Picasso e Man Ray, assieme a molti altri, si trasferirono qui direttamente, per respirare l’aria frizzante di Saint-Germain ad ogni ora del giorno.
Capirete, dunque, che a Saint-Germain una passeggiata letteraria può durare a lungo. Perciò rassegniamoci. Dovremo farla a puntate. E siccome da una parte dobbiamo cominciare, ecco i primi cinque indirizzi.

Prima tappa- 19, quai Malaquais: la mansarda di George Sand
Cominciamo la nostra passeggiata da una strada piuttosto trafficata, il quai Malaquais, colorato dalle bancarelle dei Bouquinistes.
Nel 1832, George Sand lasciò il boulevard Saint-Michel e si trasferì in un edificio di cinque piani senza particolari pregi, costruito nel 1800. Ci troviamo proprio a fianco dell’École des beaux-arts. La mansarda che Sand prese in affitto godeva di una bella vista sui giardini della scuola ed era dotata di uno cheminée à la prussienne– un caminetto in ceramica con stufa per cucinare- che la scrittrice amò fin da subito.
Adorava la vista e la tranquillità del suo appartamento, e si stupiva che alla sera non si udisse il minimo rumore, proprio come nell’amata casa di Nohant. L’ambiente favoriva la scrittura e nella sua mansarde bleue presero vita Léila e Le Secrétaire intime. Venticinque anni dopo averlo lasciato, George Sand pensava ancora al suo vecchio appartamento con molta nostalgia. Al figlio scriveva:
J’ai éprouvé autrefois des regrets sérieux à me voir délogée d’une mansarde qui me tombait sur la tete un peu tous les jours, mais j’y aurais passé ma vie…

Seconda tappa-35, rue de l’Université: Françoise Sagan e Guy Shoeller
Nella lunghissima- quasi tre chilometri- ed elegante rue de l’Université, parallela alla Senna, dalla quale dista poche centinaia di metri, nel 1958 andarono ad abitare la scrittrice Françoise Sagan e il marito, l’editore Guy Shoeller.
Appena sposati, si stabilirono in questo edificio della prima metà dell’ottocento, che oggi sfoggia un delizioso portone azzurro. Un appartamento di otto stanze, con cameriera e cuoca, dove trascorsero un breve periodo felice, durante il quale Sagan scrisse Aimez-vous Brahms…

Gli stili di vita inconciliabili e l’amore di Guy per le donne fecero fallire il matrimonio dopo appena due anni.
Terza tappa-7 rue Montalembert: il Bar dell’Hôtel Pont Royal
Situato a una settantina di metri dalla sede delle Editions Gallimard, il bar dell’Hôtel Pont Royal ne divenne presto una vera e propria succursale. Era frequentato dall’élite culturale dell’epoca, di cui facevano parte anche gli scrittori americani che vivevano a Parigi. Clienti abituali erano Albert Camus e Marguerite Duras, Boris Vian e François Sagan, Scott Fitzgerald e Hemingway.
Il Pont Royale era il rifugio di Sartre quando voleva sfuggire agli scocciatori che lo cercavano al Café de Flore. Truman Capote racconta:
All’epoca il Pont-Royal aveva un piccolo bar al piano interrato con poltrone di cuoio, che era l’abbeveratoio preferito dei grandi mammiferi della haute bohème. Un occhio annegato, uno alla deriva, quel guercio di Sartre, la pipa tra le labbra, il colorito cereo, e la sua talpa di Beauvoir, che sapeva di ragazza invecchiata, se ne stavano a pancia piena in un angolo…
Anche Malraux era un habitué negli anni trenta e alla fine degli anni quaranta il locale dava asilo alla redazione di Les Temps modernes, la rivista letteraria, filosofica e politica, fondata da Sartre.
Oggi il bar dell’hotel si chiama Signature. Ha ancora le poltrone di cuoio e alle pareti sono appese le foto dei celebri clienti di un tempo. Boiseries in mogano e luci soffuse ricreano l’atmosfera intrisa di fumo di un’epoca in cui questo bar poteva essere annoverato, a buon diritto, tra i caffè letterari.
Quarta tappa- 218 boulevard Saint-Germain: Louis de Saint-Simon
Dal 1714 fino al 1746, quando non soggiornava nel suo castello di La Ferté-Vidame, Saint-Simon abitava in questo palazzo non troppo sfarzoso. Questa parte dell’attuale boulevard Saint-Germain, che non era stato ancora creato (dovrà attendere cento anni e il barone Haussmann), era chiamata rue Saint-Dominique.
Duca e pari di Francia, figlioccio di Louis XIV, amico del Reggente, Saint-Simon perse tutta la sua influenza politica alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1723. Si consacrò così alla stesura delle sue Mémoires, approfittandone per regolare qualche conto in sospeso.

Di Monsieur, fratello del re Sole, Saint-Simon racconta:
Era un uomo basso e panciuto, arrampicato su dei trampoli, tanto erano alti i tacchi delle sue calzature. Sempre agghindato come una donna, pieno di anelli, braccialetti e pietre preziose ovunque, con una lunga parrucca tutta distesa sul petto, di capelli neri e incipriati, e dei nastri ovunque ne potesse mettere, ricoperto di ogni sorta di profumo. Lo accusavano di truccare il viso con un po’ di rouge...
Quinta tappa-28 rue Jacob: chez Willy e Colette
Nel giugno del 1893, Colette e il marito Willy si stabilirono al terzo piano di questo sobrio edificio, come ricorda una piccola targa sulla facciata. Fu qui che, due anni più tardi, Willy si accorse del talento di Colette per la scrittura. La incoraggiò a mettere nero su bianco i ricordi della scuola primaria e si raccomandò di non omettere i dettagli piccanti. Da questo mémoire nacque un libro, Claudine à l’école, che Willy firmò con il suo nome, omettendo, lui sì, quello della moglie.

Colette dirà di questo suo primo appartamento parigino che era buio, attraente come possono essere certi luoghi che hanno soffocato tante anime, molto triste. Ricorderà con piacere, però, il profumo di lillà, che arrivavano da un giardino vicino, di cui, sporgendosi dalla finestra, riusciva a scorgere solo la punta di un albero. Quindici anni più tardi, Colette avrà modo di passeggiare in quello stesso giardino, frequentando il salotto letterario di Natalie Clifford Barney.
Ed eccoci alla fine di questa prima passeggiata letteraria a Saint-Germain. Ma non possiamo lasciare il quartiere degli intellettuali di un tempo senza fermarci al Café de Flore. Non c’è conclusione migliore di un caffè con Sartre .