Le sedie verdi del Jardin du Luxembourg

Da tempo ormai, le sedie verdi del Jardin du Luxembourg sono un’icona di Parigi. Fanno bella mostra di sé in milioni di foto, in film vecchi e nuovi e vantano un certo numero di libri a esse dedicati.

Si può dire, senza timore di essere smentiti, che non c’è Parigi senza le sue sedie, un po’ come accade per le fontane Wallace , le colonnine verdi con le cariatidi, che si trovano ovunque in giro per la città.

Sono certa che vi siate fermati almeno una volta a riempire la vostra borraccia con eau de Paris.

©Frammenti di Parigi
Duecento anni di storia

Le sedie color verde oliva, di cui il creatore originario è, ahimè, rimasto anonimo, hanno una lunga storia alle spalle.

La loro prima comparsa al Luxembourg risale al XIX secolo.

Durante la Rivoluzione, lo Stato era divenuto proprietario del palazzo e del parco annesso, un tempo appartenuto a Maria de Medici.

©Frammenti di Parigi

Nel 1799 il palazzo divenne sede del Senato e il giardino fu aperto al pubblico.

Qualche tempo dopo, il Senato francese, da cui il giardino dipendeva e dipende ancora oggi, deliberò di affiancare alle classiche, e diciamolo pure, molto scomode panchine, delle sedie che potessero essere spostate a proprio piacimento.

I parigini, già appassionati frequentatori di giardini, da allora poterono scegliere liberamente dove sistemarsi, in cambio di una modica cifra.

©Frammenti di Parigi

E così, in base alla propria indole, all’umore del giorno o alle condizioni meteorologiche, ciascuno poteva sedersi nell’angolo preferito. Da solo o in compagnia, per leggere il giornale o discutere degli ultimi avvenimenti politici, per ricamare o dedicarsi a un po’ di gossip, attività che non passa mai di moda e che viene ampiamente praticata su queste sedie ancora ai giorni nostri.

Nel periodo antecedente alla Prima guerra mondiale, le sedie si affittavano per 20 soldi.

Un nuovo modello di sedia

Nel 1923, gli atelier delle fonderie parigine crearono un nuovo modello di sedia, più vicino a quello su cui ci accomodiamo oggi, di cui purtroppo gli archivi non conservano alcun disegno. Pare fosse un piccolo capolavoro del savoir faire francese.

Il noleggio passò da 20 soldi a 20 centesimi, con buona pace di chi non poteva permettersi questo lusso.

Comparvero poi le tre varianti: sedia con braccioli, sedia senza braccioli e sedia con braccioli leggermente reclinata, che somiglia molto a una poltroncina.

©André Kertész 1928-29

Il prezzo del noleggio variava in base alla comodità e le poltroncine, che oggi sono le più richieste e su cui in molti non disdegnano di fare un pisolino nascosti dietro gli occhiali da sole, erano appannaggio delle classi più agiate.

La consuetudine di affittare le sedie proseguì fino al 1974, anno in cui le sedie furono messe gratuitamente a disposizione di parigini e non.

La chaisière

I più anziani ricordano ancora la figura della chaisière, la signora addetta al noleggio. Ricordano anche i suoi difficili rapporti con i clienti.

A volte, cercava di fare pagare due volte chi usava la sedia per assistere a un concerto attorno al gazebo e poi si spostava in un’altra parte del giardino; altre era “scavalcata” da chi portava sedie e poltroncine da casa.

La questura registrava puntualmente le lamentele di entrambe le parti e si adoperava per mettere pace.

La chaisière
La chaisière, ancienne carte postale
Le nuove sedie

Nel 1990, il Senato indisse una gara d’appalto per delle nuove sedie.

La gara fu vinta dall’impresa Fermob, divenuta famosa nel mondo proprio grazie alle sedie del Luxembourg, che non restarono appannaggio esclusivo dei giardini del Senato, ma furono commercializzate su più larga scala.

Privati cittadini e altri giardini pubblici acquistarono le nuove sedie, chiamate opportunamente col nome del giardino, per arredare i loro spazi all’aperto.

Distesa di sedie verdi
©Frammenti di Parigi

Nel 2004 le sedie si rinnovarono, cambiando leggermente il loro design ad opera del disegnatore Frédéric Sophia.

Passarono anche dal ferro all’alluminio per una maggiore praticità e leggerezza, ma anche per resistere meglio alle intemperie.

Oggi sono prodotte in ventiquattro colori diversi ed esportate dappertutto nel mondo. L’università di Harvard ne ha acquistate seicento di colori vivaci per portare sui suoi prati une petite touche à la française.

Un’esperienza da non tralasciare

Capirete, quindi, come non sia possibile venire a Parigi e non passare almeno qualche ora seduti su una di queste sedie.

All’ombra di alberi secolari, in mezzo a un giardino alla francese, o all’inglese, se preferite, o vicino al frutteto e alle sue varietà di mele antiche.

Le sedie verdi vicino alla Fontai
©Frammenti di Parigi

O ancora, nel roseto, a fianco della Fontaine Médicis, oppure con vista sulla copia della Statua della Libertà (eh sì, ce n’è una anche qui), magari leggendo il racconto di Maupassant Menuet, in cui parla così del Jardin du Luxembourg:

C’était comme un jardin oublié de l’autre siècle, un jardin joli comme un doux sourire de vieille.

Des haies touffues séparaient les allées étroites et régulières, allées calmes entre deux murs de feuillages taillés avec méthode…

De place en place on rencontrait des parterres de fleurs, des plates-bandes de petits arbres rangés comme des collégiens en promenade, des sociétés de rosiers magnifiques et des régiments d’arbres à fruits.

Era come un giardino dimenticato di un altro secolo, un giardino grazioso come un dolce sorriso di vecchia.

Folte siepi separavano i viali stretti e regolari, viali calmi tra due mura di fogliame tagliato ad arte…

Da una parte all’altra s’incontravano parterre di fiori, aiuole di giovani alberi in file ordinate come scolari in gita, compagnie di rose magnifiche e reggimenti di alberi da frutto.

Due lettori sulle sedie verdi
©Frammenti di Parigi

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